Che la riforma dell’AVS sia importante e necessaria, non ci sono tanti dubbi. Tuttavia, anche questo progetto carica sulle spalle delle donne una parte consistente del risanamento senza una sufficiente compensazione. L’AVS è l’unico strumento che attualmente sostiene il reddito delle pensionate che, lo ricordiamo, dopo aver subito per tutta la carriera lavorativa una disparità salariale del 17,4%, al momento della pensione ricevono quasi il 40% in meno, una cifra impressionante che lascia troppe donne in povertà.

L’AVS, per il suo carattere redistributivo, è l’unico strumento che in qualche modo bilancia questa situazione totalmente squilibrata. Questo rende il primo pilastro un elemento prezioso che va valorizzato e protetto.
Secondo il progetto in discussione in Parlamento, l’unica riforma del sistema che consente un consistente risparmio è a carico delle donne e dipende dall’«armonizzazione» dell’età di pensionamento. A chi sostiene che è un passo nella direzione della parità, rispondiamo che la parità non è stata mai raggiunta, anzi gli ultimi dati segnalano un peggioramento della situazione.
Ciò che preoccupa ancora maggiormente è l’indebolimento discusso in Parlamento delle misure di compensazione previste per le donne e del finanziamento dell’AVS. Nel corso della discussione nel Consiglio degli Stati e in seno alla Commissione per la sicurezza sociale del Consiglio Nazionale, rispetto al progetto del Consiglio federale sono state proposte riduzioni del numero degli anni nei quali le donne appartenenti alla generazione di transizione riceverebbero una compensazione, oltre che il dimezzamento del finanziamento tramite l’Iva del Primo pilastro e l’indebolimento della flessibilità del pensionamento.
L’OCST chiede quindi che si tenga conto di queste richieste. È necessario che l’AVS sia finanziata in modo solido e questo deve avvenire con un aumento più consistente di quanto previsto finora, che si attesti almeno a 0,7 punti percentuali previsti dal Consiglio federale. È inoltre importante valutare altre fonti di finanziamento. Va garantita la flessibilità del pensionamento da 62 anni e una compensazione per le donne che si prolunghi per almeno 9 anni.
Chiediamo inoltre al Parlamento che si chini in modo finalmente deciso sulla questione della parità salariale e della riforma del Secondo pilastro che deve ad ogni costo garantire una copertura solida alle donne, tenendo conto della penalizzazione salariale che subiscono costantemente durante la carriera lavorativa.
L’OCST donna-lavoro ha partecipato al corteo e manifestazione unitaria del 14 giugno a Bellinzona, a trent’anni dal primo sciopero, per protestare contro questa proposta del Parlamento e per un intervento forte per la parità salariale tra uomo e donna. Inoltre, in collaborazione con OCST giovani, ha svolto un’azione a livello cantonale nelle scuole medie-superiori per sensibilizzare le giovani e i giovani, che costruiranno il futuro della nostra società, perché non si rassegnino allo stato attuale di cose, ma si impegnino concretamente nel ruolo di lavoratrici e lavoratori, ma anche di responsabili d’azienda e di politici.
L’OCST ricorda infine alle aziende che hanno tempo fino al 30 giugno per certificare la parità salariale secondo la legge. Tramite respect8-3.ch, la piattaforma creata da Travail.Suisse e gestita in Ticino dall’OCST, le aziende virtuose che operano per la parità salariale possono essere segnalate in una lista bianca.

Davina Fitas

 

Il 14 giugno 2021 ci siamo battute ancora per la parità!

Per chiedere:
- La parità salariale tra donna e uomo, che è sancita dal’art. 8.3 della Costituzione federale e dalla Legge sulla parità. Partecipa a respect8-3.ch!
- I contratti collettivi di lavoro in settori non ancora regolati.
- Più formazione continua per le donne. Sostegno ai giovani e alle giovani nella scoperta delle professioni e nell’abbattimento dei luoghi comuni legati agli stereotipi di genere e di carriera.
- Il congedo parentale, l’introduzione di misure che favoriscano la conciliazione tra famiglia e lavoro nella legislazione e nei contratti collettivi, sostegno agli uomini che desiderano ridurre il grado di occupazione, tempi e orari di lavoro compatibili con le esigenze dei genitori.
- L’introduzione di soluzioni per la flessibilizzazione dei tempi e dei luoghi di lavoro (smart working, telelavoro, job sharing, banca delle ore, ecc.), ma che il telelavoro non diventi una «prigione sociale» e che venga garantito il «diritto alla disconnessione».
- Una fonte di finanziamento sicura e sostenibile per garantire le prestazioni dell’AVS.
- Che si arretri sull’aumento dell’età pensionabile delle donne senza adeguate compensazioni, come è attualmente previsto dalla riforma in discussione. Che la deduzione di coordinamento nella LPP venga abbassata o cancellata.
- Che si prendano misure contro i rischi psicosociali sul posto di lavoro.
- L’introduzione di «quote rosa» per sbloccare una cultura che semplicemente non vede le alternative.


14 giugno 2021