Il Consiglio dei Ministri ha redatto un disegno di legge (d’ora in poi DDL) che contiene alcune importanti novità per i lavoratori frontalieri. Nella prima parte del DDL vengono recepiti a livello legislativo i contenuti degli Accordi sottoscritti da Italia e Svizzera in materia di frontalieri e telelavoro.

Si tratta di un semplice atto formale che conferma la possibilità per i frontalieri fiscali (cioè residenti nei Comuni di confine con rientro giornaliero) di poter lavorare da casa per il 25% del tempo di lavoro senza che questo comporti impatti a livello tributario (per maggiori info, consulta la tabella che trovi a questo link).

 

Le misure del DDL per i “vecchi frontalieri” dei nuovi Comuni di confine

Il Governo, per il tramite del DDL, intende poi proporre una soluzione per la tassazione di quei frontalieri che, attivi già da anni nel mercato del lavoro svizzero, vivono in località italiane che non erano presenti nel vecchio elenco dei Comuni di confine del Canton Ticino ma che sono state ora incluse nella nuova lista concordata tra Italia e Svizzera.

 

Il problema in sintesi

A gennaio, infatti, il Canton Ticino aveva aggiornato le proprie direttive, specificando che possono essere considerati come “vecchi frontalieri” (cioè soggetti tassabili unicamente in Svizzera) soltanto coloro che hanno già fatto i frontalieri con rientro giornaliero, tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, con residenza fiscale in un Comune di confine presente nel vecchio elenco.

In base a questa visione, risultano esclusi dai “vecchi frontalieri” tutti coloro che vivono da anni in quei Comuni che sono stati inseriti nella lista nuova ma che non lo erano in quella vecchia.

Si tratta, ad esempio, dei frontalieri della provincia di Sondrio e di altri Comuni che, pur essendo entro 20 chilometri dal confine, non erano stati inclusi nelle vecchie liste del Ticino (es. Saronno, Lentate sul Seveso, Misinto, ecc.). Per una scheda di dettaglio e approfondimento, leggi qui.

 

Le azioni del sindacato

Il sindacato si era mobilitato fin da subito per convincere gli Stati di Italia e Svizzera a trovare una soluzione a questo problema. Se infatti le cose restassero così come sono, questi frontalieri, a partire dal reddito del 2024, si ritroverebbero costretti a pagare in Italia le tasse in forma piena, con disagi finanziari molto pesanti.

Per questa ragione, il Consiglio sindacale interregionale (formato da CGIL, CISL, UIL, OCST, USS e SYNA) aveva redatto un dossier tecnico molto dettagliato che è stato consegnato alle Autorità dei due Stati già in febbraio. In esso si presentavano ai Governi diverse soluzioni, sollecitando poi a convocare una commissione mista atta a sanare il problema, per poter includere queste persone tra i “vecchi frontalieri”. L’iniziale silenzio dei Governi aveva poi condotto i sindacati a scendere in piazza accanto ai frontalieri di Sondrio e dei nuovi Comuni.

 

Le soluzioni proposte dal nuovo DDL

Al momento la Commissione mista non è ancora stata convocata e l’Italia ha ora deciso di muoversi da sola proponendo tramite il DDL una soluzione interna.

In estrema sostanza, il DDL concederebbe ai “vecchi frontalieri” dei nuovi Comuni di confine di poter optare per una tassazione agevolata in Italia pari al 5% del reddito netto.

Essi pertanto si ritroverebbero ad avere questo tipo di situazione:

  • in Svizzera continuerebbero ad essere inquadrati come “nuovi frontalieri”, pagando pertanto un’imposta alla fonte del 20% in meno rispetto ai “vecchi frontalieri” (quindi, a parità di condizioni, con un reddito netto più alto rispetto a quest’ultimi);
  • in quanto considerati “nuovi frontalieri”, la Svizzera invierebbe poi i dati salariali di queste persone in Italia;
  • per il tramite delle misure previste dal DDL, i lavoratori dichiarerebbero poi in Italia il proprio reddito netto (quindi dedotti gli oneri sociali versati in Svizzera) e pagherebbero le tasse in forma fissa al 5%;
  • trattandosi questo 5% di un’imposta sostitutiva (e quindi agevolata), essi non potrebbero tuttavia far valere eventuali detrazioni per le spese personali, così come non potrebbe essere fatta valere l’imposta alla fonte già pagata in Svizzera come credito d’imposta.

 

Questo sistema di tassazione porterebbe i frontalieri dei nuovi Comuni di confine (che erano già tali tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023) ad avere nel complesso un carico fiscale simile a quello dei “vecchi frontalieri”.

Infine il DDL vincolerebbe anche queste persone a pagare dal 2025 la tassa sulla sanità (come accadrà anche ai “vecchi frontalieri”). Si tratta però di un dossier a parte, sul quale il sindacato sta continuando a riporre la massima attenzione.

Se approvato, le misure del DDL si applicherebbero già a partire dai redditi di lavoro maturati nel 2024 (cioè l’anno in cui è sorto il problema).

 

Cosa accadrà ora

Specifichiamo che, quanto fin qui scritto, non può già considerarsi definitivo. Il DDL dovrà infatti passare ora al vaglio di Camera e Senato e delle relative Commissioni. Durante questo percorso non si possono quindi escludere emendamenti, modifiche o un rigetto della norma.

Il sindacato per il momento non è stato consultato dal Governo e anche queste misure sono da considerarsi come unilaterali.

Il Consiglio sindacale interregionale ha già in programma delle riunioni di approfondimento, al fine di valutare i reali impatti economici di questa tipologia di situazione e si farà promotore di eventuali proposte di modifica qualora queste soluzioni non dovessero essere ritenute congrue.