Nella giornata di martedì 23 luglio, i sindacati CGIL, CISL e UIL, hanno raggiunto una nuova intesa presso il Ministero dell’economia e delle finanze alla presenza del Ministro Giorgetti, che determina un primo importante passo nella risoluzione di alcune problematiche relative ai lavoratori frontalieri.

L’intesa raggiunta tra sindacati e Governo, intende risolvere anzitutto il problema della tassazione di quei frontalieri che, attivi già da anni nel mercato del lavoro svizzero, vivono in località italiane che non erano presenti nel vecchio elenco dei Comuni di confine del Canton Ticino ma che sono state ora incluse nella nuova lista concordata tra Italia e Svizzera.

 

Il problema in sintesi

A gennaio, infatti, il Canton Ticino aveva aggiornato le proprie direttive, specificando che possono essere considerati come “vecchi frontalieri” (cioè soggetti tassabili unicamente in Svizzera) soltanto coloro che hanno già fatto i frontalieri con rientro giornaliero, tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, con residenza fiscale in un Comune di confine presente nel vecchio elenco.

In base a questa visione, risultano esclusi dai “vecchi frontalieri” tutti coloro che vivono da anni in quei Comuni che sono stati inseriti nella lista nuova ma che non lo erano in quella vecchia.

Si tratta, ad esempio, dei frontalieri della provincia di Sondrio e di altri Comuni che, pur essendo entro 20 chilometri dal confine, non erano stati inclusi nelle vecchie liste del Ticino (es. Saronno, Lentate sul Seveso, Misinto, ecc.). Per una scheda di dettaglio e approfondimento, leggi qui.

 

Le azioni del sindacato

Il sindacato si era mobilitato fin da subito per convincere gli Stati di Italia e Svizzera a trovare una soluzione a questo problema. Se infatti le cose restassero così come sono, questi frontalieri, a partire dal reddito del 2024, si ritroverebbero costretti a pagare in Italia le tasse in forma piena, con disagi finanziari molto pesanti.

Per questa ragione, il Consiglio sindacale interregionale (formato da CGIL, CISL, UIL, OCST, USS e SYNA) aveva redatto un dossier tecnico molto dettagliato che è stato consegnato alle Autorità dei due Stati già in febbraio. In esso si presentavano ai Governi diverse soluzioni, sollecitando poi a convocare una commissione mista atta a sanare il problema, per poter includere queste persone tra i “vecchi frontalieri”. L’iniziale silenzio dei Governi aveva poi condotto i sindacati a scendere in piazza accanto ai frontalieri di Sondrio e dei nuovi Comuni.

 

La soluzione ideata dal sindacato e dal Governo

Al momento la Commissione mista non è ancora stata convocata; per contro, il Governo italiano nei giorni scorsi aveva ideato una bozza di Disegno di Legge unilaterale che avrebbe previsto la tassazione di questi soggetti in Italia al 5% del reddito netto.

Il sindacato aveva tuttavia ritenuto che si trattasse ancora una volta di una soluzione a metà, in quanto il 5% non avrebbe garantito lo stesso trattamento fiscale dei veri e propri “vecchi frontalieri”.

L’intesa ora raggiunta tra sindacati e Governo, va quindi a migliorare ulteriormente le cose, in quanto concede ai “vecchi frontalieri” dei nuovi Comuni di confine una tassazione in Italia pari al 25% dell’imposta alla fonte già pagata in Svizzera. Di fatto in questo modo essi si ritroverebbero a pagare le tasse allo stesso identico livello di tutti gli altri vecchi frontalieri.

 

 

I frontalieri interessati da questa intesa avrebbero infatti questo inquadramento fiscale:

  • in Svizzera continuerebbero ad essere inquadrati come “nuovi frontalieri”, pagando pertanto un’imposta alla fonte pari all’80% di quella che pagano i “vecchi frontalieri” ;
  • in quanto considerati “nuovi frontalieri”, la Svizzera invierebbe poi i dati salariali di queste persone in Italia;
  • per il tramite dell’intesa tra sindacati e Governo, i lavoratori pagherebbero poi in Italia il 25% dell’imposta alla fonte già versata in Svizzera.

Questo sistema di tassazione porterebbe i frontalieri dei nuovi Comuni di confine (che erano già tali tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023) ad avere nel complesso un carico fiscale identico a quello dei “vecchi frontalieri”.

 

Cosa accadrà ora

Il patto definito tra sindacati e Governo dovrà ora essere tradotto in un Disegno di Legge (da approvare in Parlamento) o in un Decreto Legge. Questo avverrà prima della fine dell’anno.

Seguiranno aggiornamenti.