Con la Gazzetta Ufficiale del 08.10.2024 è stata pubblicata la Legge n. 143 che contiene, tra le altre cose, il pieno recepimento dell’intesa sui vecchi frontalieri dei nuovi Comuni di confine siglata il 23 luglio 2024 tra il sindacato e il Ministero italiano delle Economia e Finanze.

Si è così trovata una soluzione equa e soddisfacente per la tassazione di quei frontalieri che, attivi già da anni nel mercato del lavoro svizzero, vivono in località italiane che non erano presenti nel vecchio elenco dei Comuni di confine del Canton Ticino ma che sono state ora incluse nella nuova lista concordata tra Italia e Svizzera.

La nuova legge, ottenuta anche grazie alla mobilitazione sindacale dei frontalieri dello scorso marzo e del lavoro istituzionale che ne era conseguito, concede a questi frontalieri di optare in Italia, già per il reddito del 2024, per una tassazione con imposta sostitutiva pari al 25% dell’imposta alla fonte pagata in Svizzera, potendo così godere di un carico fiscale complessivo pari a quello degli altri “vecchi frontalieri”.

Gli effetti della norma riguarderanno in particolare tutti quei frontalieri che, già attivi per lavoro in Ticino, Grigioni o Vallese con rientro giornaliero tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, risiedono appunto in Comuni che non erano presenti nei vecchi elenchi svizzeri (quali, ad esempio, diversi Comuni della provincia di Monza e Brianza e tutti i Comuni della provincia di Sondrio).

 

Ripercorriamo il problema in sintesi

A gennaio il Canton Ticino aveva aggiornato le proprie direttive, specificando che possono essere considerati come “vecchi frontalieri” (cioè soggetti tassabili unicamente in Svizzera) soltanto coloro che hanno già fatto i frontalieri con rientro giornaliero, tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, con residenza fiscale in un Comune di confine presente nel vecchio elenco.

In base a questa visione, risultano esclusi dai “vecchi frontalieri” tutti coloro che vivono da anni in quei Comuni che sono stati inseriti nella lista nuova ma che non lo erano in quella vecchia.

Si tratta, ad esempio, dei frontalieri della provincia di Sondrio e di altri Comuni che, pur essendo entro 20 chilometri dal confine, non erano stati inclusi nelle vecchie liste del Ticino (es. Saronno, Lentate sul Seveso, Misinto, ecc.).

 

Le azioni del sindacato

Il sindacato si era mobilitato fin da subito per convincere gli Stati di Italia e Svizzera a trovare una soluzione a questo problema.

Il Consiglio sindacale interregionale (formato da CGIL, CISL, UIL, OCST, USS e SYNA) aveva infatti redatto un dossier tecnico molto dettagliato che fu consegnato in febbraio alle Autorità dei due Stati. In esso si presentavano ai Governi diverse soluzioni, sollecitando poi a convocare una commissione mista atta a sanare il problema, per poter includere queste persone tra i “vecchi frontalieri”. L’iniziale silenzio dei Governi aveva poi condotto i sindacati a scendere in piazza accanto ai frontalieri di Sondrio e dei nuovi Comuni nel mese di marzo.

 

La soluzione ideata dal sindacato e dal Governo

Da allora la Commissione mista non è mai stata convocata; per contro, grazie ad un canale di dialogo che si era aperto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il sindacato e il Governo italiano avevano condiviso l’idea di un nuovo disegno di legge che sanasse il problema per via unilaterale.

Dopo una prima bozza non ancora soddisfacente, che avrebbe previsto una tassazione in Italia per questi frontalieri con imposta sostitutiva al 5% calcolata sul salario netto, in luglio si era finalmente raggiunta un’intesa per un’imposta sostitutiva pari al 25% dell’imposta alla fonte già pagata in Svizzera.

Tale soluzione, inserita nel Decreto Legge “omnibus” di agosto, è poi stata tradotta definitivamente in Legge e pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale.

 

I frontalieri interessati dalla nuova legge avranno quindi questo inquadramento fiscale:

  • in Svizzera continueranno ad essere inquadrati come “nuovi frontalieri”, pagando pertanto un’imposta alla fonte pari all’80% di quella che pagano i “vecchi frontalieri”;
  • in quanto considerati “nuovi frontalieri”, la Svizzera invierà poi i dati salariali di queste persone in Italia;
  • per gli effetti della nuova legge, i lavoratori pagheranno poi in Italia il 25% dell’imposta alla fonte già versata in Svizzera in sede di dichiarazione dei redditi.

Questo sistema di tassazione porterà quindi i frontalieri dei nuovi Comuni di confine (che erano già tali tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023) ad avere nel complesso un carico fiscale identico a quello dei “vecchi frontalieri”.

 

Cosa accade ora

Gli effetti della Legge valgono già per i redditi da lavoro prodotti nel 2024 e che verranno dichiarati nel 2025. I lavoratori, come noto, potranno a tempo debito utilizzare gli sportelli CAF dei sindacati per la propria pratica di dichiarazione dei redditi.