Negli ultimi mesi ha regnato una notevole confusione attorno alla cosiddetta “tassa sulla salute” per i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera. Numerosi articoli e post online ne hanno parlato in modo contraddittorio e poco chiaro, generando incertezza tra i diretti interessati. Facciamo quindi chiarezza, distinguendo le informazioni vere da quelle false e ipotizzando i possibili scenari futuri.

Cosa è la tassa sulla salute
La cosiddetta "tassa sulla salute", definito dal Governo come un “contributo di compartecipazione”, è un prelievo finanziario introdotto dal Governo italiano nella legge di bilancio 2024, che impone ai "vecchi frontalieri” di versare una percentuale del loro reddito netto annuo al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). In base alla legge, questo contributo varierà tra il 3% e il 6% del reddito netto, con un minimo di 30 euro e un massimo di 200 euro mensili.
Sempre stando al dettato del legislatore, sarà poi compito delle Regioni di confine (Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta) definire con esattezza i tariffari – pur restando all’interno di questo range – e le istruzioni operative di applicazione (tempistiche, modalità di versamento, ecc.).
Ad oggi tuttavia le Regioni non hanno ancora deliberato questi elementi, motivo per cui per il momento la tassa sulla salute esiste solo “sulla carta”. 

Le Regioni potranno scegliere di non applicare la tassa sulla salute?
No. Le Regioni dovranno dare seguito alla Legge nazionale, a meno che questa non verrà emendata dal Parlamento, scenario che ad oggi appare come molto improbabile.

Perché le Regioni non hanno ancora deliberato le misure d’applicazione?
Il nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri tra Italia e Svizzera, siglato il 23 dicembre 2020 ed entrato in vigore il 17 luglio 2023, non prevede lo scambio di dati per i “vecchi frontalieri”, ovvero proprio per quei lavoratori che sarebbero soggetti alla tassa sulla salute. Il Governo italiano ha provato più volte a chiedere ai Cantoni di confine di dare comunque seguito a questo flusso, trovando tuttavia una netta opposizione da parte elvetica. Per questo motivo fino ad oggi le Regioni non sono state ancora in grado di procedere con l’applicazione della tassa e questo nonostante essa dovesse entrare in vigore già nel 2024.

Perché il Governo ha introdotto questa tassa?
L'obiettivo dichiarato di questa misura è quello di finanziare aumenti salariali per il personale sanitario nelle regioni di confine, al fine di ridurre l'esodo di professionisti verso la Svizzera. Inoltre, sempre secondo il Governo, questa misura avrebbe un carattere etico-sociale, in quanto i vecchi frontalieri utilizzano ad oggi il SSN senza contribuirvi attivamente.

Chi sono esattamente i soggetti che saranno chiamati a pagare la tassa sulla salute?
Questa tassa dovrà essere versata, sempre secondo la visione del Governo, da tutti i “vecchi frontalieri", ossia coloro che in un arco temporale compreso tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023 sono già stati frontalieri con questi elementi cumulativi:
- residenza fiscale in un Comune di frontiera (ovvero ubicato, in tutto o in parte, entro i 20 km dal confine con la Svizzera);
- attività di lavoro svolta per un datore di lavoro situato in Canton Ticino o Grigioni o Vallese;
- rientro giornaliero tra Italia e Svizzera.
La tassa sarà dovuta solo per i mesi di lavoro effettivamente svolti in Svizzera e non è ancora chiaro da quando sarà effettivamente attiva.
Saranno invece esclusi dal pagamento della “tassa sulla salute” i nuovi frontalieri, i frontalieri che vivono al di fuori dei Comuni di confine e i frontalieri con rientro settimanale.
Saranno infine esclusi anche i “vecchi frontalieri” che hanno deciso di pagare la Cassa malati in Svizzera (esercitando il relativo diritto d’opzione nel momento della richiesta del permesso di lavoro).

Qual è la posizione del sindacato?
Il sindacato ha espresso una ferma opposizione a questa tassa, ritenendola un provvedimento iniquo, ingiustificato e potenzialmente illegittimo. 
Iniquo perché basato sul presupposto sbagliato: i vecchi frontalieri, infatti, contribuiscono anch’essi alla fiscalità generale dello Stato, per il tramite dei ristorni fiscali riversati in favore dell’Italia e pari al 40% di quanto versato alla fonte in Svizzera.
Ingiustificato perché in contraddizione con quanto lo stesso Ministero della Salute ha sempre sostenuto (e ribadito con apposita circolare agli assessorati regionali alla sanità dell’8 marzo 2016).
Intempestivo e di dubbia legittimità, perché in aperto contrasto con i contenuti del neonato nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri tra Italia e Svizzera, il quale prevede che sia solo la Confederazione ad avere il diritto di tassare i “vecchi frontalieri”. Ricordiamo, infatti, che in base alla Costituzione italiana, una norma di diritto interno non può andare in contrasto con un Accordo di natura internazionale.
In risposta a questa misura, i sindacati italiani e svizzeri hanno quindi organizzato diverse manifestazioni per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sulla questione. Ad esempio, il 25 maggio 2024 si è tenuta una manifestazione a Como contro l'introduzione della tassa. Successivamente, il 15 febbraio 2025, si è svolta un'assemblea pubblica internazionale a Varese, durante la quale i sindacati hanno ribadito la richiesta di abolizione della tassa in quanto non costituzionale.

Qual è la posizione del Governo svizzero?
Il Consiglio Federale, rispondendo ad un’apposita interpellanza in materia, ha affermato che la “tassa sulla salute” per i frontalieri violerebbe l’Accordo internazionale qualora questa fosse considerata appunto come un’imposta sul reddito e non come una “tassa causale” (ovvero come un contributo che dà diritto ad una controprestazione specifica). Si tratta pertanto di una risposta molto vaga e che lascia aperto ogni scenario.
In aggiunta, lo stesso Consiglio federale ha sottolineato come bisognerà attendere i dettagli dell'applicazione della legge in Italia per una valutazione più precisa.

Come si muoveranno le Autorità italiane nei prossimi mesi?
Come già specificato, ad oggi la tassa esiste solo sulla carta, in quanto le Regioni di confine non hanno ancora deliberato le modalità di applicazione e questo soprattutto per via del fatto che l’Italia non riceverà dalla Svizzera i dati dei vecchi frontalieri.
In interviste recenti, vari esponenti del Governo e di Regione Lombardia hanno tuttavia dichiarato che si sta studiando un meccanismo di autocertificazione per i lavoratori, il quale verrà implementato entro la fine del 2025.

In sintesi, qual è la situazione ad oggi?
La “tassa sulla salute”, ritenuta incostituzionale dal sindacato, è già una Legge dello Stato e come tale può essere emendata e stralciata unicamente dal Parlamento. Non vi sono tuttavia sentori che si andrà in questa direzione.
Le Regioni di confine, rimaste al palo per via del mancato flusso di dati tra Svizzera e Italia sui vecchi frontalieri, non hanno ancora proceduto all’applicazione concreta della tassa, motivo per cui ad oggi non sono disponibili informazioni concrete (quindi non sono ancora noti i tariffari e nemmeno le modalità di pagamento). Tuttavia, con ogni probabilità, le Regioni studieranno un sistema di autocertificazione reddituale per i vecchi frontalieri, arrivando all’applicazione della norma entro fine anno, con relativa pubblicazione delle istruzioni operative. 
Il sindacato chiederà di essere interpellato nei tavoli regionali per continuare la propria opposizione, in quanto ritiene che la norma non sia costituzionale in quanto contraria agli accordi internazionali.