L’iniziativa NO Billag, in votazione il prossimo 4 marzo, proponendo di abolirne la principale fonte di finanziamento, non fa altro che mettere in discussione l’esistenza e la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo. I numeri in questo senso sono piuttosto chiari, dato che la perdita del 75 per cento delle entrate sarebbe difficilmente compensabile.

Ci sono alcuni ambiti nei quali l’interesse economico non ha un’entità tale da riuscire a garantire l’interesse pubblico. Questo è il caso del servizio radiotelevisivo, in Svizzera complesso e articolato più che altrove, specialmente per necessità di una produzione diversificata per le lingue nazionali e le identità regionali.

Qual è la natura del servizio pubblico offerto dalla SSR? È quella promuovere la comprensione reciproca e la coesione del paese, di favorire la libera formazione di opinioni del pubblico, di proporre contenuti culturali.

La dimensione del nostro servizio radiotelevisivo permette di attirare l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sui temi locali, come, per esempio, è accaduto negli ultimi anni con le numerose trasmissioni nelle quali sono stati indagati gli squilibri del mondo del lavoro ticinese. Inoltre, in un quadro di democrazia diretta come il nostro, il dibattito pubblico trasmesso dalla televisione è un tassello importante della discussione sui temi in votazione.

A tutti questi elementi, che configurano la SSR come un servizio irrinunciabile, va aggiunto il forte l’impatto economico e occupazionale: solo in Ticino più di mille persone occupate.

Se la più colpita dalla decisione di abolire la Billag sarebbe la nostra televisione pubblica, non si può dimenticare il ruolo che giocano alle nostre latitudini anche le emittenti private, che anche grazie ai finanziamenti che ricevono, producono programmi e informazione di qualità.

Il sostegno che il sindacato OCST, tramite il suo comitato direttivo, dà al servizio pubblico radiotelevisivo è lungi dall’essere acritico. Il dibattito scatenato dall’iniziativa No Billag è importante e non andrà comunque accantonato dopo le votazioni. Obiettività dell’informazione, qualità dei contenuti, gestione del personale, salari dei dirigenti, sono tutte questioni che dovranno essere affrontate.

L’appoggio popolare che la SSR sembra ricevere, provochi una maggiore vicinanza al mondo per il quale opera, sia più aperta alla pluralità di opinioni, più interessata all’approfondimento piuttosto che alla sensazione.