Il comitato promotore dell’iniziativa sul congedo paternità ha deciso ieri mercoledì 2 ottobre il ritiro condizionato. Se non verrà indetto un referendum contro questa decisione, la Svizzera avrà presto un congedo paternità. Questo successo è dovuto in particolare al lavoro effettuato nel corso di più di un decennio da Travail.Suisse, l’organizzazione sindacale indipendente dei lavoratori e delle lavoratrici, e dalle sue federazioni, tra cui l’OCST.

Due settimane di congedo paternità non è molto. È un compromesso tra il giorno concesso oggi e le quattro settimane richieste dall’iniziativa sul congedo paternità. Ma è un primo passo nella direzione di una politica familiare moderna per la quale Travail.Suisse e le sue federazioni, tra cui l’OCST, si impegnano.

Sono più di dieci anni che le federazioni di Travail.Suisse lavorano affinché, attraverso i contratti collettivi di lavoro (CCL), i padri ottengano più di un giorno di congedo paternità. Tuttavia oggi, se non si è sottomessi ad un CCL, si ottiene solo un giorno di congedo.

Grazie alla discussione sul congedo paternità, molti imprenditori e manager hanno preso coscienza che anche i padri vogliono rivendicare i loro diritti e giocare un ruolo centrale nella famiglia. L’iniziativa ha provocato una discussione nella società che non si fermerà. È un progresso. Con il ritiro condizionato dell’iniziativa, il comitato permette l’entrata in vigore più rapida e sicura possibile delle due settimane di congedo paternità. “Il nostro sondaggio ha mostrato che l’83% dei cittadini e delle cittadine sostiene il congedo paternità. Parto dal principio che nessuno attaccherà con un referendum le due settimane ottenute”, indica Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse e dell’associazione “Il congedo paternità subito!” e consigliere nazionale.

L’OCST continuerà ad impegnarsi con Travail.Suisse affinché, i congedi paternità accordati dalle aziende su base volontaria vengano aggiunti alle due settimane di congedo paternità legale e pagato, anziché sostituiti. Attraverso il partenariato sociale, bisogna raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo supplementare, verso la concessione di un congedo paternità di quattro settimane per il maggior numero possibile di padri. Travail.Suisse darà inoltre il suo appoggio per dare ulteriore slancio all’idea di congedo parentale.

Renato Ricciardi ha dichiarato che l’introduzione di un congedo paternità di due settimane è un provvedimento importante: un primo passo che porterà il sindacato a sostenere l’iniziativa per un congedo parentale che, ha sottolineato, non dovrà in alcun modo penalizzare o limitare l’attuale congedo maternità.

 

Intervista a Renato Ricciardi

Al più tardi a partire dal 2021 anche in Svizzera i papà potranno beneficiare di un congedo paternità. Esso sarà di 10 giorni, l’iniziativa sostenuta da OCST ne chiedeva 20. Come spesso accade si è giunti a un compromesso. Ci si può ritenere soddisfatti?
Ritengo di sì. Il risultato è un primo importante successo. I cambiamenti sociali più solidi non si fanno con rivoluzioni improvvise, ma con iniziative puntuali nella giusta direzione. La società attendeva da tempo questo cambiamento e questa iniziativa è stata importante per entrare finalmente in materia in modo concreto. Ricordo, tra l’altro, che il congedo paternità potrebbe entrare in vigore, qualora il Consiglio federale decidesse in questo senso, già il primo luglio 2020.
 
Come succede anche per quando vengono introdotti dei minimi salariali... è fondato il timore che le aziende che già concedevano un congedo paternità più lungo tendano a ridurlo?
Non temo che questo accada: le aziende che hanno deciso di introdurre il congedo paternità lo hanno fatto perché credono che si tratti di una soluzione importante per i propri dipendenti. Se prima hanno deciso di fare un passo più avanti degli altri, non credo che ora torneranno indietro.
Nei prossimi mesi saremo invece impegnati nel chiedere alle aziende che oggi concedono un congedo paternità più breve di quello votato dal Parlamento, di continuare a offrire ai loro collaboratori questi giorni in più: chiederemo cioè alle aziende che ora concedono 5 giorni, di concederne 15.
 
Lei ha dichiarato (vedi articolo sopra) che «l’introduzione di un congedo paternità di due settimane è un provvedimento importante: un primo passo che porterà il sindacato a sostenere l’iniziativa per un congedo parentale». Può spiegare meglio di cosa si tratta?
La prossima iniziativa che verrà proposta in questo ambito e che sosterremo, è quella per un congedo parentale: si tratta cioè di un congedo del quale possono usufruire sia la mamma sia il papà a seconda delle necessità della famiglia. Questo tipo di schema non è alternativo, ma complementare, a quanto previsto ora con i congedi maternità e paternità. Questo per rispondere a quelle menti brillanti che proponevano di ridurre il numero di settimane obbligatorie per le madri: è evidente, anche rispetto al confronto internazionale, che al di sotto delle quattordici settimane concesse in Svizzera non si possa proprio andare, a protezione della salute della madre e del bambino.
 
L’OCST da sempre si impegna per una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Il congedo paternità era uno dei progetti ed è stato portato a termine. Oltre al congedo parentale di cui sopra, vi è altro nell’immediato futuro?
Rispetto alla conciliazione tra vita lavorativa e familiare c’è ancora moltissimo da fare. Uno dei progetti che mi sta più a cuore è tuttavia quello che riguarda i parenti curanti e del quale si sta occupando con grande impegno l’organizzazione Travail.Suisse alla quale OCST appartiene. In molti portano responsabilità nei confronti di familiari malati, figli, ma anche genitori o fratelli. È importante che questo impegno, spesso consistente, venga riconosciuto e valorizzato; che non si sia costretti a decidere tra lasciare il posto di lavoro, rinunciando magari a un’entrata importante, o affidare ad altri la cura dei propri cari. La solidarietà familiare è un valore che arricchisce la società.
 

 

a cura di gad