I sindacalisti OCST in Parlamento hanno inoltrato un’interrogazione, che riportiamo di seguito, per chiedere un approfondimento sulla questione delle nomine e degli incarichi nella scuola. 

"Negli ultimi mesi, l’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo scolastico si è concentrata sul caso emblematico dei 13 corsisti ammessi alla formazione pedagogica per l’insegnamento dell’italiano nelle scuole medie superiori presso il DFA/ASP della SUPSI per l’anno accademico 2024/2025.

Come emerso dalla risposta del Consiglio di Stato (RG n. 1644) a una precedente interrogazione, la decisione di avviare questa formazione è stata motivata da una previsione di fabbisogno docente che, in seguito a cambiamenti inattesi (tra cui una flessione delle iscrizioni alle scuole medie superiori), non si è concretizzata.

Il risultato è che, salvo rare eccezioni, i corsisti coinvolti non troveranno sbocchi professionali nel breve periodo nel sistema scolastico ticinese, sollevando interrogativi rilevanti non solo sull’accuratezza delle previsioni ma anche sul modello formativo adottato.

Tuttavia, l’episodio suggerisce la necessità di un’analisi più ampia sui trend occupazionali nella scuola ticinese e sulle condizioni contrattuali dei nuovi docenti.

In particolare, preoccupa la crescente quota di incarichi limitati e la possibilità che si stia affermando una forma di precarizzazione del lavoro docente, con effetti negativi sulla qualità dell’insegnamento, sul benessere professionale degli insegnanti e sull’attrattività della professione.

Alla luce di quanto precede, si chiede al Consiglio di Stato di fornire i seguenti chiarimenti:

  1. Quanti sono stati, per ciascun anno scolastico dal 2014/2015 ad oggi, i nuovi docenti assunti nelle scuole del Cantone, suddivisi in:
    • nomine,
    • incarichi annuali,
    • incarichi limitati.
  2. Tra gli incarichi e gli incarichi limitati registrati, quanti sono stati attribuiti a persone sprovviste di un diploma di insegnamento riconosciuto, e con quale percentuale rispetto al totale?
  3. Tra gli incarichi e gli incarichi limitati registrati, quanti di essi sono stati attribuiti a persone sprovviste dei crediti disciplinari ECTS e dei titoli di studio necessari per accedere alla formazione di docente, e con quale percentuale rispetto al totale?
  4. Qual è la percentuale media di docenti con incarico limitato sul totale del corpo insegnante per ciascun ordine di scuola dall’anno scolastico 2014/2015 a oggi?
  5. Quanti docenti con incarichi limitati ripetuti per più anni consecutivi sono stati impiegati nelle scuole ticinesi nello stesso arco temporale?
  6. Se fosse riscontrato un ricorso crescente agli incarichi limitati lo stesso risponde a una scelta intenzionale di flessibilizzazione del corpo docente oppure è frutto di dinamiche congiunturali o di difficoltà nella pianificazione del fabbisogno?
  7. Il Consiglio di Stato ritiene che l’attuale evoluzione nei rapporti contrattuali rispecchi una visione coerente e sostenibile della politica del personale docente, oppure identifica elementi di criticità?
  8. Qual è la definizione operativa adottata dal DECS per identificare una situazione di precarietà lavorativa nel settore scolastico?
  9. Come viene definita, dal DECS, la soglia oltre la quale il ricorso agli incarichi limitati può configurare un fenomeno di precarizzazione strutturale?
  10. Il gruppo di lavoro incaricato dal DECS di approfondire le attuali modalità di formazione dei docenti affronterà anche la questione delle eventuali discontinuità didattiche causate dalla presenza di contratti a termine nel mondo della scuola?
  11. Quali azioni correttive sono allo studio (o già attuate), nel caso in cui si riscontrasse una tendenza all’aumento degli incarichi limitati, per contenere l’instabilità contrattuale, in particolare per i giovani docenti formati in Ticino?
  12. Considerando che una delle principali cause strutturali del rischio di precarizzazione nel corpo docente è rappresentata dal calo demografico in atto e previsto, il Consiglio di Stato può indicare quante sezioni di scuola dell’infanzia, scuola elementare e scuola media si prevede verranno a mancare nel corso dei prossimi sette anni scolastici (fino all’anno 2031/2032)?
  13. Quali misure intende mettere in atto il DECS per far fronte alla tendenza citata nella domanda precedente, sia in termini di pianificazione scolastica che di politica del personale docente?"

Evaristo Roncelli e Claudio Isabella