Il 3 marzo, una coalizione composta da 52 organizzazioni, tra cui OCST, ha inviato una lettera aperta al Consiglio federale contro la discriminazione salariale. In essa, viene chiesto di adottare misure efficaci per eliminare la discriminazione salariale nei confronti delle donne, in particolare attraverso una revisione della legge sulla parità dei sessi(LPar). A quattro anni dall'entrata in vigore dell'obbligo di analisi salariale da parte delle aziende più grandi, la situazione resta invariata: la discriminazione salariale permane e aumenta.
Sono trascorsi più di quattro anni da quando le grandi aziende sono state obbligate per legge a verificare la parità salariale. Travail.Suisse, l'organizzazione mantello indipendente dei lavoratori e delle lavoratrici ha valutato l'attuazione delle analisi salariali attraverso il suo progetto RESPECT8-3.CH sulla base dei dati di 187 aziende che rappresentano 500'000 lavoratori. Il suo rapporto pubblicato nel 2024 ha evidenziato una serie di lacune e di difetti nel sistema. Secondo le ultime statistiche dell'UST, la discriminazione salariale è addirittura aumentata in Svizzera. Valérie Borioli Sandoz, Responsabile della politica per la parità di Travail.Suisse afferma: «Questa amara constatazione porta a un’unica conclusione: la legge sulla parità così come rivista dal Parlamento non ha avuto l'effetto desiderato. Dobbiamo tornare al lavoro senza indugio».
Il 3 marzo si è aperta la sessione primaverile del Parlamento. La Coalizione contro la discriminazione salariale ha scelto proprio la settimana dell’8 marzo, data che ci ricorda che dobbiamo sempre lottare per far valere i diritti delle donne, per inviare una lettera aperta al Consiglio federale chiedendo che vengano finalmente adottate misure efficaci.
La Coalizione chiede:
• Che il rapporto di valutazione esterna della revisione della legge sulla parità venga pubblicato senza indugio.
• Che la LPar venga rivista per eliminare le numerose lacune (per i dettagli vedere Lettera aperta).
Thomas Bauer, responsabile della politica economica di Travail.Suisse, afferma: «Le analisi salariali previste dalla legge sulla parità sono ora considerate una misura facoltativa di sensibilizzazione per le aziende. È quindi urgente mettere in atto una riforma che garantisca il rispetto della legge e l'obbligo di effettuare l’analisi salariale”.
Non devono essere ammesse eccezioni all'analisi
Da parte sua, il Parlamento può già agire e non deve attendere un nuovo mandato dal Consiglio federale: Léonore Porchet, vicepresidente di Travail.Suisse, ha presentato in dicembre una mozione al Consiglio nazionale chiedendo che tutte le aziende interessate dalla legge, senza eccezioni, ripetano l'analisi. Per la deputata vodese: "In Svizzera, circa il 15% dei lavoratori cambia lavoro ogni anno. Inoltre, in questo contesto in continua evoluzione, un’unica analisi non rispetta lo spirito della legge e non risulta efficace".
Senza misure efficaci contro la discriminazione salariale, una donna perde in media circa 8'000 franchi di salario all'anno. Questo non è più accettabile. L'esperienza ha dimostrato che le misure basate su direttive non sanzionabili o addirittura su base volontaria, non sono sufficienti. Questo è ciò che le 52 organizzazioni chiedono con forza nella loro lettera aperta al Consiglio federale.
Trad. Carol Calderoni