Il tema della riforma della Lpp, su cui voteremo il prossimo 22 settembre, è complesso. I continui cambi di cifre e interpretazioni degli ultimi mesi non facilitano certo la comprensione.
Desidero quindi fare chiarezza su alcuni aspetti e sottolineare alcuni elementi di questa riforma che mi preoccupano particolarmente.
Non è corretto affermare che questa riforma interesserà solo una piccola parte della popolazione. In realtà, tutti noi ne saremo toccati. L’abbassamento del tasso di conversione, che determina il calcolo della nostra rendita pensionistica, dal 6,8 al 6% comporta infatti una riduzione delle pensioni del 12%. Alcuni sostengono che coloro che hanno una copertura anche nel regime sovraobbligatorio (oltre il minimo legale) già ricevono una rendita calcolata con un tasso di conversione inferiore. Tuttavia, l’abbassamento del tasso di conversione per il capitale obbligatorio indurrà le casse pensioni a ridurre ulteriormente anche il tasso di conversione per la parte sovraobbligatoria.
Per mantenere invariati i livelli delle rendite, tutti saremo costretti a versare più denaro alle casse pensioni, poiché la riforma prevede l’obbligo di pagare contributi su una quota maggiore del salario. In particolare, chi guadagna più di 60’000 franchi l’anno dovrà pagare contributi più alti, trovandosi però a ricevere una rendita inferiore rispetto a quanto avrebbe ottenuto senza la riforma.
Inoltre, non è vero che questa riforma favorisce i redditi bassi. Chi guadagna meno di 60’000 franchi verserà sì maggiori contributi durante la vita lavorativa e riceverà un piccolo aumento della rendita, ma questo incremento sarà talmente esiguo da risultare insufficiente al momento della pensione. Il risultato concreto, al di là dei proclami di chi sostiene la riforma, è che molte persone vedranno ridotto il proprio salario attuale a causa dell’aumento dei contributi Lpp, senza ottenere in cambio una rendita adeguata. In alcuni casi, rischieranno persino di perdere il diritto alle prestazioni complementari, che aiutano chi ne ha bisogno.
Per essere chiari, un aumento di 200 franchi al mese nella rendita non è significativo, soprattutto quando comporta un aumento rilevante dei contributi versati. L’abbassamento del tasso di conversione è quindi un cambiamento profondamente negativo, che rende la nostra previdenza professionale troppo costosa per tutti, e insostenibile per chi ha redditi bassi. Dovremo contribuire di più per ricevere meno.
Infine, non c’è da preoccuparsi per la situazione finanziaria delle nostre casse pensioni. In media, esse beneficiano di un tasso di copertura – che indica la loro capacità di garantire il pagamento delle pensioni future – superiore al 100%. Questo tasso è in crescita e ha raggiunto il 113,5% alla fine dello scorso anno. Possiamo permetterci di aspettare una riforma migliore, che tuteli davvero tutti gli assicurati? La risposta è sì, c’è tutto il tempo necessario per farlo. Vi invito quindi a seguire il mio esempio: il prossimo 22 settembre, votate ‘No’ alla riforma Lpp 21.
Giorgio Fonio