Il 7 febbraio 2021 si festeggiano i 50 anni del diritto di voto alle donne in Svizzera. Il nostro è stato l’ultimo Paese in Europa a fare questo passo preceduto, in modo pure tardivo, due anni prima dal Ticino. Un anniversario da festeggiare dunque, ma che non deve rendere orgoglioso il nostro Paese. Deve invece renderlo attento e vigile sullo stato delle cose oggi e su come configurare il futuro.

Come nell’economia infatti, anche nella politica il ruolo della donna non è ancora riconosciuto in modo naturale, come dovrebbe essere: deve sempre essere rivendicato e conquistato. Eppure le donne sono la metà della popolazione.
OCST donna-lavoro nel corso di quest’anno proporrà alcuni momenti di riflessione su questi argomenti e lavorerà su proposte concrete.
Il nostro sindacato si può fregiare di un impegno importante su questi temi. Già in occasione della votazione del 1946, Mons. Luigi Del-Pietro si era speso in una campagna capillare di sostegno al suffragio femminile, scrivendo una serie di lettere, indirizzate a Crispinilla come rappresentante di quelle donne che non credevano che il voto fosse un loro diritto.
Tra gli argomenti di chi era contrario al suffragio femminile, Del-Pietro cita la mancanza di preparazione politica delle donne. A questi rispose «Del resto quella della «preparazione» non è affatto la base del diritto di voto, perché in tal caso bisognerebbe escludere non pochi uomini che in punto a ‘preparazione’ ... lasciamo la lì».
Molto forte l’articolo di Del-Pietro pubblicato sul nostro giornale «il Lavoro» il 9 novembre 1946 dal titolo «Eppure voteranno. Chi? Le donne!». Il tono è molto chiaro fin dalle prime battute: «Sono conosciuti i risultati della votazione di domenica scorsa circa il voto delle donne. Con poco meno di 10’000 voti di maggioranza il popolo ticinese ha deciso che le donne continueranno ad obbedire alle leggi della Repubblica senza essere consultate. Come si fa coi bambini che non hanno l’uso della ragione».
Dal risultato del voto Del-Pietro trae, per l’Organizzazione cristiano-sociale ticinese, una nuova energia per impegnarsi nella protezione economica e sociale della donna: «Per la nostra Organizzazione, il voto di domenica significa altra cosa. Una mentalità che consideriamo non perfettamente democratica continua a togliere alla donna il diritto di difendere nella vita pubblica i suoi sacrosanti diritti di persona umana, di madre, di lavoratrice, di influire sulla vita pubblica in senso favorevole ai propri bisogni ed alle proprie necessità.
Ebbene, il nostro movimento, precisamente da questa inferiorità in cui si vuole tenere la donna, deve trarre altro argomento per una difesa più energica sul terreno sociale ed economico dei diritti della donna».
«In questa difesa della donna nella vita sociale ed economica, la nostra Organizzazione ha già registrato, proprio in questo nostro Cantone, notevoli successi. Un vigoroso sindacalismo femminile è sorto. Numerose agitazioni sono state condotte.
Diversi contratti collettivi di lavoro sono stati firmati ed altri, notevoli per il numero delle interessate e per il contenuto, sono sul punto di entrare in vigore. Conosciamo salari per importanti gruppi che nel breve volgere di cinque anni sono stati triplicati.
Se gli uomini sono stati così poco cavalieri da togliere alle donne il mezzo naturale in democrazia, della loro difesa, noi come cristiano-sociali dovremo ascrivere fra i nostri primi doveri e quale caratteristica della nostra missione quella di costituire una guardia permanente alla difesa economica e sociale della donna».
OCST donna-lavoro continuerà a battersi perché i diritti delle donne siano riconosciuti a livello salariale, sul posto di lavoro e nella società.

Davina Fitas