Il Consiglio nazionale ha finalizzato mercoledì 15 dicembre la revisione dell’AVS. Si tratta di una riforma a spese delle donne che rimanda solo di qualche anno la questione del finanziamento dell’AVS. La strada sembra ora libera per ulteriori aumenti dell’età pensionabile.
I finanziamenti alternativi, come ad esempio il reddito da interessi negativi della Banca Nazionale, sono stati respinti. Travail.Suisse, l’organizzazione mantello dei lavoratori e delle lavoratrici indipendenti, se ne rammarica profondamente. È già in chiaro che Travail.Suisse non può sostenere questo progetto di riforma unilaterale e sta preparando un referendum contro di esso.
Il Parlamento ha adottato la riforma dell’AVS (AVS21) nell’attuale sessione invernale. Per Travail.Suisse, questa riforma è insostenibile. Mira principalmente ad aumentare l’età pensionabile delle donne senza offrire loro alcuna compensazione adeguata. Il problema centrale della discriminazione salariale e delle rendite più basse per le donne rimane quindi irrisolto. L’attuale proposta di riforma consiste nel posticipare l’età pensionabile delle donne a 65 anni e nell’aumentare l’IVA di 0,4 punti percentuali. Nove anni di transizione devono ricevere dei supplementi di rendita. Anche se questi sono stati leggermente aumentati, il volume di compensazione del 32% è ancora troppo basso. Secondo la volontà del Parlamento, il risanamento dell’AVS nei prossimi anni deve essere realizzato esclusivamente attraverso le entrate supplementari generate dall’aumento dell’età pensionabile delle donne e dall’IVA. Altre proposte sostenute da Travail.Suisse, come l’apporto da reddito da interessi negativi da parte della Banca Nazionale Svizzera, sono state respinte. In questo modo, circa 14 miliardi di franchi sarebbero stati versati all’AVS. Per Travail.Suisse, la riforma dell’AVS21 è insostenibile e deve essere combattuta. Il Comitato di Travail.Suisse deciderà il 22 dicembre in merito al referendum.
Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse: «La riforma dell’AVS è chiaramente un fallimento. La questione del finanziamento non è in alcun modo risolta dall’attuale progetto di riforma. Le donne devono lavorare più a lungo ma non ricevono adeguate compensazioni. Non possiamo sostenere questo progetto».
Anna Storz, responsabile della politica sociale di Travail.Suisse spiega: «Il fatto che il Parlamento approvi nel 2021 una riforma di vecchiaia ancora a spese delle donne è insostenibile. Dopo lo spreco del secondo pilastro, il Parlamento sta ora architettando una riforma con l’AVS21 che è indifendibile, in modo particolare per le donne».
Davina Fitas, responsabile OCST donna-lavoro: «L’OCST prende atto della decisione del Parlamento sulla riforma AVS di oggi. Siamo molto delusi dal risultato emerso perché addossa sulle spalle delle donne un risanamento non solido. Questa decisione sembra dimenticare che le donne, a causa della disparità salariale, subiscono un divario a livello pensionistico del 37%. Ancora una volta vengono penalizzate. La società civile si è già più volte mobilitata su questo tema, recentemente il 18 settembre a Berna. L’OCST sosterrà il referendum contro questa riforma».
Trad C. Calderoni