Alla presenza di circa cinquanta persone, sabato 14 giugno si è svolto l’incontro «Legge federale sulla parità dei sessi: a che punto siamo?» promosso da OCST donna-lavoro.
Come ha sottolineato Davina Fitas, coordinatrice del gruppo e presidente della Commissione consultiva per le pari opportunità, «sappiamo che molto è stato fatto, ma altrettanto resta ancora da fare. Le disuguaglianze persistono, spesso in modo silenzioso e toccano aspetti strutturali, culturali e giuridici».

I numeri della disparità
Vincenza Giancone e Silvia Giacomini, collaboratrici scientifiche del Settore economia dell’Ufficio di statistica, hanno presentato un’analisi approfondita. 
Silvia Giacomini ha mostrato i numerosi elementi di disparità tra uomo e donna che emergono nel mercato del lavoro ticinese. Primo fra tutti il tasso di partecipazione al mercato del lavoro (uomini: 64,1%, donne: 51,4%), in calo per gli uomini e in crescita per le donne. 
Resta pure molto diversa la distribuzione delle persone che lavorano a tempo parziale. Tra gli uomini, il 79% lavora a tempo pieno, mentre solo il 41% delle donne fa questa scelta, soprattutto adducendo la motivazione della cura dei figli. Tra coloro che lavorano a tempo parziale ci sono donne (20%) e uomini (25%) che vengono definiti sottoccupati perché vorrebbero lavorare di più. 
Anche l’accesso alle posizioni dirigenziali resta impari. Tra il 65 e il 70% delle posizioni di responsabilità sono occupate da uomini. La situazione non è molto cambiata negli anni considerati (2010-2024).

I salari: si riduce la disparità spiegata, resta quella inspiegata
Vincenza Giancone ha evidenziato che la disparità salariale tra donne e uomini viene misurata a parità di condizioni. In questo modo si ottiene una prima indicazione: in Ticino la differenza tra la mediana salariale maschile e femminile è dell’8,4%, il divario salariale dal 2010 si è ridotto dal 17,1%. 
Ma questo dato può essere ulteriormente analizzato, escludendo tutti quei fattori strutturali che possono influenzare i livelli salariali (formazione, posizione professionale...). Pur eliminando questi fattori resta una disparità che viene definita inspiegabile, perché non esiste nessun buon motivo all’origine della sua esistenza. 
In Ticino la disparità dovuta a fattori strutturali è praticamente inesistente. Persiste invece quella inspiegabile.
Si osserva inoltre che la disparità salariale non è distribuita in modo uniforme nel mercato del lavoro. È, per esempio, molto più accentuata nel settore privato, dove raggiunge il 13%, rispetto al settore pubblico in cui è quasi l’8%. Anche nel settore privato, la differenza è molto più grande in alcuni settori, per esempio quello finanziario e assicurativo (32%), in cui non ci sono contratti collettivi, piuttosto che in quello sociosanitario (7%), coperto invece da una diffusa regolamentazione.

Una legge poco conosciuta
L’avv. Nora Jardini Croci Torti ha spiegato che la Legge federale sulla parità dei sessi (LPar) proibisce ogni forma di discriminazione in ambito lavorativo e si applica sia nel privato che nel pubblico.
In Ticino nel 2024 sono state portate avanti solo 5 procedure di concilazione e questo dà una misura di quanto questa legge sia poco conosciuta. Sarebbe infatti importante migliorare la formazione di avvocati e membri delle autorità di conciliazione oltre che delle lavoratrici.
La Lpar prevede alcune facilitazioni che dovrebbero favorire la sua applicazione nei vari casi di discriminazione, in cui la vittima ha difficoltà a fornire prove di quanto subito.
Equi-Lab negli ultimi anni è spesso chiamato ad intervenire sui licenziamenti al rientro dalla maternità, particolarmente odiosi. In questi casi si può fare molto ed è importante richiedere di far valere i propri diritti. Anche le denunce di molestie subite stanno aumentando così come la consapevolezza delle vittime. 

Il coraggio di denunciare
La giornalista Sharon Bernardi ha moderato la discussione che è seguita partendo da una testimonianza da lei stessa raccolta, nella quale una lavoratrice segnala il suo disappunto e la sua delusione per aver ricevuto una comunicazione che indicava che, in seguito alla verifica sulla parità con lo strumento Logib prevista dalla Lpar, era emersa la presenza di disparità salariali nella sua azienda.
Purtroppo, come ha sottolineato Nora Jardini, la disparità salariale del 5% che viene tollerata dalla legge nell’ambito dell’analisi, obbligatoria per le aziende con più di 100 dipendenti, viene tollerata anche nelle cause.
Rachele Santoro, delegata per le pari opportunità, ha sottolineato che lo strumento Logib viene costantemente aggiornato, aumenta la sua sensibilità e si riduce la possibilità di falsificare i dati. In Ticino l’obbligo dell’analisi Logib per la parità verrà esteso alle aziende con più di 50 dipendenti che operano nell’ambito delle commesse pubbliche.
Tuttavia, il suo uso non evita le discriminazioni individuali, quindi è sempre molto importante prendere coraggio e denunciare i casi. 
Come sottolinea l’avv. Augusta Simoni, presidente dell’Ufficio di conciliazione in materia di parità dei sessi, ci vuole coraggio ad esporsi, infatti in molti hanno paura di perdere il lavoro o non conoscono i livelli salariali dei colleghi. Per le vittime la procedura di conciliazione è favorevole perché permette di ottenere la tutela dei propri diritti in breve tempo.
Xavier Daniel, segretario cantonale dell’OCST, ha aggiunto che molto spesso le persone sono intimorite e non vogliono agire. È assolutamente necessario migliorare la formazione sulla legge a tutti i livelli. Le aziende inoltre dovrebbero interiorizzare i principi alla base della legge e non trovare dei sistemi per aggirarla.
In generale è molto importante che le donne diventino più efficaci nella contrattazione dei salari, per esempio facendo riferimento ai salari in uso nella propria professione. Un ritardo salariale all’inizio della carriera, insieme al ricorso al tempo parziale e alle interruzioni di carriera hanno delle ripercussioni finanziarie molto importanti per tutta la carriera professionale e a livello pensionistico.

Benedetta Rigotti