I governi di Italia e Svizzera lo scorso 20 giugno hanno ufficialmente siglato un documento d’intesa sul telelavoro per regolarizzare tutti quei frontalieri che – a causa delle misure di contrasto del Covid-19 – hanno lavorato (e lavorano tuttora) da casa.
Con questa intesa, «in via del tutto eccezionale e provvisoria, si accetta che […] i giorni di lavoro svolti nello Stato di residenza, a domicilio e per conto di un datore di lavoro situato nell’altro Stato, a seguito delle misure adottate per combattere la diffusione del Covid-19, sono considerati giorni di lavoro svolti nello Stato in cui la persona avrebbe lavorato e ricevuto il corrispettivo salario, lo stipendio e le altre remunerazioni analoghe».
Tradotto in parole povere: da quando è scoppiato il Covid-19, tutto il telelavoro svolto dai frontalieri dalla propria abitazione in Italia sarà considerato dalle autorità nazionali come lavoro svolto regolarmente in Svizzera, senza dunque alcuna implicazione sul piano fiscale e previdenziale.
L’accordo è entrato in vigore in modo retroattivo dal 24 febbraio 2020 (cioè da quando scoppiò l’emergenza in Italia) con una prima scadenza fissata per il 30 giugno 2020; tuttavia nel documento si dice esplicitamente che l’accordo si potrà considerare rinnovato tacitamente anche dopo quella data fino a quando resteranno in vigore nei due Stati le misure di contrasto al virus. 
In tal senso, poiché in Italia sono ancora in vigore i Decreti «anti-Covid 19», riteniamo che l’Accordo sul telelavoro possa ritenersi ancora valido alla data attuale e che lo resterà fino a quando resteranno attivi gli effetti dei Decreti stessi.
OCST esulta per questo risultato storico che libera dai guai migliaia di frontalieri i quali sarebbero stati altrimenti costretti a versare il contributo INPS e a vedersi tassati ai fini fiscali in Italia (vedi nostro articolo del 28 maggio 2020 su www.ocst.ch).
Fin da subito ci siamo fatti promotori di questo accordo sul telelavoro segnalando il problema alle autorità nazionali, tanto in Italia quanto in Svizzera. Grazie infatti al lavoro svolto presso l’ETUC e in virtù di quelle competenze in materia di sicurezza sociale internazionale maturate negli anni, il nostro sindacato è riconosciuto quale ente all’avanguardia circa questo complicato argomento.
Terminata l’emergenza Covid-19 rientreranno in vigore i limiti previsti per il telelavoro per i frontalieri con importanti conseguenze sul piano fiscale e previdenziale. Noi saremo pronti a fornire tutta la nostra assistenza ai nostri gentili associati e a tutte le imprese in cui essi operano. Su richiesta dei dipendenti, in questi anni abbiamo già aiutato diverse aziende ad implementare il telelavoro nel proprio regolamento, fornendo assistenza e consulenza circa le opportunità e i vincoli legali connessi al tema.
Intanto ci godiamo questo traguardo e ringraziamo le Autorità nazionali per il lavoro svolto.
 
Andrea Puglia