Molti lavoratori si sono rivolti ai nostri uffici con altrettante domande circa i principali temi di attualità che interessano il mondo dei frontalieri. Per ragioni di spazio, dividiamo l’articolo in due parti. La seconda parte verrà pubblicata sul prossimo numero.
Nuovo Accordo sulla tassazione
Il 20 dicembre 2020 i Governi di Italia e Svizzera hanno firmato un nuovo Accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri che in futuro andrà a sostituire il vecchio Accordo del 1974 ancora oggi in vigore.
In base a questa intesa, i «nuovi frontalieri» – ovvero coloro che entreranno nel mercato svizzero dopo l’entrata in vigore del nuovo Accordo fiscale – avranno un sistema di tassazione più severo rispetto all’attuale. In particolare i frontalieri di domani pagheranno in Svizzera l’imposta alla fonte (secondo aliquote più basse di quelle attuali), tuttavia saranno poi soggetti alla tassazione del reddito in Italia secondo le normali aliquote IRPEF. Essi potranno portare in deduzione una franchigia di almeno 7’500 € oltre a tutti i contributi previdenziali e assicurativi versati in Svizzera. Potranno inoltre portare in detrazione l’imposta alla fonte già pagata in Svizzera e avranno accesso a tutte le altre detrazioni già previste dal sistema italiano (interessi passivi del mutuo, spese mediche, ecc.). Il sindacato ha inoltre ottenuto dal Governo italiano l’impegno a discutere l’innalzamento della citata franchigia a 10’000 €.
Il nuovo Accordo fiscale molto probabilmente entrerà in vigore il 1. gennaio 2023, anche se l’iter parlamentare di recepimento dell’Accordo in Italia procede a rilento, pertanto non è da escludere che l’entrata in vigore possa venire posticipata al 1. gennaio 2024.
Grazie alla clausola di salvaguardia ottenuta da OCST, tutti i frontalieri della fascia di frontiera che hanno lavorato anche solo per un breve periodo in Ticino, Vallese o Grigioni tra il 31 dicembre 2018 e il 31 dicembre 2022, manterranno il diritto a beneficiare del vecchio sistema di tassazione (cioè quello attualmente in vigore). Questo diritto si manterrà fino alla pensione anche in caso di cambiamento del posto di lavoro e di eventuali periodi di disoccupazione. Le uniche due condizioni necessarie per non perdere il diritto saranno quelle di mantenere il sistema del rientro giornaliero (cioè non si dovrà disporre di un domicilio registrato in Svizzera per il soggiorno settimanale) e la residenza fiscale all’interno della fascia di frontiera.
Telelavoro
In base agli ultimi pronunciamenti del Governo federale e dell’esecutivo cantonale il telelavoro non è più obbligatorio. Nonostante questo, l’Accordo amichevole tra Italia e Svizzera sul telelavoro siglato il 20 giugno 2020 resta in vigore e trova quindi ancora applicazione.
Grazie a questo testo bilaterale sono sospesi i vincoli legali che, fuori dalla pandemia, limiterebbero l’utilizzo del telelavoro per i frontalieri al 25% del tempo annuo di lavoro e costringerebbero i lavoratori a dichiarare in Italia ai fini fiscali la fetta di reddito maturata durante gli stessi giorni trascorsi in homeoffice.
L’Accordo viene rinnovato automaticamente di mese in mese in modo tacito e decadrà quando in entrambi gli Stati verranno meno le misure speciali di contrasto al Covid-19. È quindi facilmente ipotizzabile che esso resterà in vigore perlomeno fino alla fine dell’anno in corso. Formalmente è lasciata poi la possibilità ai due Stati di dare disdetta unilaterale all’Accordo (in tal caso il preavviso deve essere di sette giorni per la fine del mese), una possibilità che tuttavia appare ad oggi molto remota.
I sindacati OCST e CISL hanno inoltre preso contatto con il Governo italiano esprimendo la richiesta di stipulare con la Svizzera un Accordo bilaterale permanente che dia la possibilità ai frontalieri di poter lavorare da casa fino al 50% del tempo annuale di lavoro. Tuttavia, i tempi di discussione di questa proposta non saranno certamente brevi.
Andrea Puglia