A che punto siamo con il nuovo Accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri? È già in vigore? Interesserà solo i nuovi frontalieri o anche i «vecchi»?

Queste sono solo alcune delle numerose domande recapitate ai nostri sportelli in questi ultimi giorni; purtroppo sui media si è fatta tanta (troppa) disinformazione con la nascita di voci incontrollate che hanno a che fare ben poco con la realtà dei fatti. Facciamo dunque chiarezza.

La firma
Dopo anni di trattative, il 23 dicembre 2020 l’Italia e la Svizzera hanno firmato un nuovo Accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri che andrà a sostituire il precedente Accordo del 1974.
Nel nuovo patto bilaterale è previsto che i «nuovi frontalieri» avranno un meccanismo di tassazione concorrenziale tra Italia e Svizzera (ovvero pagheranno l’imposta alla fonte nel Cantone di lavoro ma dovranno poi pagare l’IRPEF in Italia secondo le aliquote ordinarie con detrazione per quanto già pagato in Svizzera).
Affinché l’Accordo possa entrare in vigore è però prima necessario che i Parlamenti dei due Stati ratifichino l’Accordo. La Svizzera ha già compiuto da tempo questo passaggio, mentre in Italia tutto si era bloccato in estate per il cambio di Governo.
Il nuovo esecutivo ha ora riavviato l’iter di ratifica. Nella seduta di giovedì 24 novembre, il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il relativo disegno di legge (DDL), affidando ora al Parlamento il testo per la sua conversione in legge. Se questo processo si concluderà entro la fine dell’anno, allora il nuovo Accordo sarà già effettivo con il 1. gennaio 2023, altrimenti il tutto verrà rinviato al 1. gennaio 2024.
Nel momento in cui scriviamo quest’ultimo passaggio non è ancora stato compiuto e non sembra nemmeno essere nell’agenda di dicembre del Parlamento italiano. Prende dunque sempre più quota l’ipotesi che il processo di ratifica si concluderà nel 2023, con entrata effettiva in vigore del nuovo Accordo solo dal 1. gennaio 2024.

La clausola per i «vecchi frontalieri fiscali»
La concertazione tra il sindacato e la politica ha fatto sì che nel nuovo Accordo tra gli Stati venisse inserita una clausola di salvaguardia per i cosiddetti «vecchi frontalieri fiscali», i quali continueranno ad essere tassati esclusivamente in Svizzera fino alla pensione, anche in caso di cambiamento del posto di lavoro o di periodi disoccupazione.
I «vecchi frontalieri fiscali» sono coloro che:
- hanno la residenza fiscale nei Comuni di confine (ovvero che qui sono iscritti come residenti, hanno la dimora abituale e il centro degli interessi familiari);
- hanno il rientro giornaliero tra Italia e Svizzera (ovvero non dispongono di un’abitazione in Svizzera per il soggiorno settimanale);
- hanno lavorato con queste condizioni in Canton Ticino, Grigioni o Vallese per un periodo (anche breve) compreso tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del nuovo Accordo;
- mantengono nel tempo queste condizioni.
Facciamo ora un «nota bene» fondamentale per mettere fine alle voci terroristiche della disinformazione amatoriale: la clausola per i «vecchi frontalieri» ottenuta dal sindacato non è in discussione. Essa è contenuta nell’Accordo già firmato con la Svizzera, pertanto non è modificabile da parte del Parlamento italiano.

Le rivendicazioni del sindacato a favore dei «nuovi frontalieri»
Nel disegno di legge italiano – che appunto dovrà essere convertito in legge affinché il nuovo Accordo possa entrare in vigore – sono state accolte ulteriori richieste avanzate dal sindacato.
Le principali sono:
- istituzione di una franchigia fiscale di 10’000 €: i «nuovi frontalieri», così come gli attuali frontalieri che non risiedono nei Comuni di confine, in futuro potranno dunque godere di uno sconto di 10’000 € sul reddito imponibile in Italia;
- la possibilità di dedurre dal reddito imponibile anche i contributi pagati sul salario per il prepensionamento;
- la deducibilità (e quindi la non tassazione) degli assegni familiari svizzeri;
- alcune specifiche misure di sostegno finanziario per i Comuni di confine.

I frontalieri «fuori fascia»
I lavoratori frontalieri che sono già attivi in Svizzera ma che non hanno la residenza fiscale nei Comuni di confine saranno tenuti a dichiarare il reddito di lavoro in Italia (come per altro accade già oggi). Anche loro potranno tuttavia godere delle condizioni migliorative richieste dal sindacato (franchigia a 10’000 €, deducibilità assegni familiari e contributi prepensionamento). Ricordiamo infine che sono già oggi deducibili gli altri contributi previdenziali e assicurativi considerati obbligatori dalla legge federale svizzera (AVS, AD, LPP, assicurazione infortuni).

Conclusione
Appare difficile credere che il Parlamento italiano possa accelerare il processo di ratifica dell’Accordo concludendolo entro fine anno. Come detto è dunque probabile (anche se non ancora del tutto certo) che l’entrata in vigore effettiva del nuovo Accordo slitterà al 2024. Qualora dovessero emergere novità improvvise prima della fine dell’anno non mancheremo di comunicarvele tramite la newsletter riservata agli associati.

Andrea Puglia