Dopo tre incontri di trattativa nazionale per i salari 2022, la SSIC-CH se ne è uscita con un «Nessun aumento salariale per il prossimo anno, al massimo, siamo disposti a consigliare ai nostri associati di procedere con degli aumenti individuali al merito».

Tradotto: il nulla!
Una strategia negoziale, quella degli impresari, che di certo non sorprende: alla vigilia del rinnovo del Contratto nazionale mantello non si attendevano aperture in materia salariale.
Gli ingredienti per testimoniare che non sarà un esercizio sindacale facile ci sono già. A partire dalle dichiarazioni provocatorie di rito della stessa SSIC-CH che solennemente afferma: «Vogliamo il contratto ma non a tutti i costi». Ma anche, e specialmente, dagli esiti di una analisi economico-giuridica da essi stessi commissionata che evidenzia due stravaganze. La prima: il settore può vivere anche senza un CNM dichiarato di obbligatorietà generale senza ripercussioni alcuna sulla redditività e sulla produttività delle imprese di costruzione, in quanto le regole basilari sono già previste dal Codice delle Obbligazioni e della Legge federale sul lavoro. La seconda: in assenza di un contratto collettivo di lavoro obbligatorio non c’è rischio di dumping salariale/contrattuale. Saremo anche bollati di essere di parte, ma sciocchezze di questa portata non meritano nemmeno di essere ascoltate.
La via maestra degli impresari costruttori sarà dunque incentrata sul «liberi tutti, poche regole e pochi controlli»?. Lo scopriremo durante la prossima primavera, dopo i primi incontri di trattativa.
Certo è che un settore come quello dell’edilizia principale, in assenze di regole chiare e vincolanti, è destinato a fare la fine di «una Ferrari con un motore molto spinto nelle prestazioni ma sprovvisto di freni… che, alla prima curva, finisce fuori strada». Ma di questo, ne sono consapevoli anche tutti quegli impresari costruttori che sognano (invano!) un nuovo CNM con una flessibilità oraria esagerata, un contratto più snello e quindi difficilmente controllabile e, da ultimo, con un costo del lavoro (salari e indennità varie) più competitivo per far fronte alla concorrenza sleale.
Per essere più competitivi rispetto a chi non rispetta le regole contrattuali gli impresari ora sembrerebbero pretendere di utilizzare gli stessi strumenti usati delle imprese disoneste. A giovarne, da un punto di vista imprenditoriale, sarà solo la concorrenza sleale… proprio quel tipo di concorrenza di cui gli stessi impresari si lamentano ad ogni piè sospinto.
Si prospetta dunque una negoziazione del nuovo CNM (dal 1. gennaio 2023) difficile? Siamo certamente pronti e, per dirla con lo slogan individuato per l’occasione da SYNA/OCST/SCIV, diciamo «Costruisco, perciò decido!».

Paolo Locatelli