Durante l’anno 2020, in piena crisi pandemica da Covid-19, è successo di tutto: l’intesa al tavolo delle trattative in primavera è stata accettata dai lavoratori ma bocciata dagli impresari falegnami.

Proprio così: invece di difendere nel proprio gremio assembleare il pacchetto negoziale (un nuovo CCL con poche modifiche sostanziale e l’introduzione di un modello di pensionamento anticipato), ecco che l’ASFMS-CH (Associazioni dei fabbricanti di mobili e serramenti) approva il CCL ma silura il prepensionamento. Un schiaffo al partenariato sociale che, ineludibile conseguenza, ha spinto il settore in una situazione di vuoto contrattuale a partire dallo scorso 1. gennaio 2021.
Senza lo strumento principale per condizioni di lavoro eque ed una concorrenza leale tra imprese, buona parte dell’anno che sta finendo è stato contraddistinto da almeno due diversi effetti.
A livello nazionale, qua e là, abbiamo assistito a tentativi di alleggerimento delle condizioni salariali e contrattuali (in particolare, per i nuovi assunti) e ad un rallentamento dei controlli sulla durata del lavoro giornaliero e settimanale.
In Ticino, particolarità di un cantone di frontiera, abbiamo registrato un aumento di lavoratori distaccati e padroncini esteri: a metà novembre 2021, dalle statistiche AIC, rileviamo che 1/3 della totalità di permessini di 90 giorni rilasciati nei settori «dell’edilizia di cantiere» erano appunto per falegnami.
Ad agosto 2021, arriva il giro di boa. L’ASFMS-CH si dichiara disposta a riallacciare i contatti con i sindacati per una ripresa del contratto collettivo di lavoro nazionale ma ad una sola imprescindibile condizione: i lavoratori, almeno per il momento, devono rinunciare al pensionamento anticipato.
Decisione molto sofferta: i delegati nazionali di SYNA/OCST/SCIV e quelli di UNIA danno «semaforo verde» alla riattivazione delle trattative senza un modello di pensionamento anticipato. Nel volgere di poche settimane, si raggiunge una nuova intesa per un nuovo CCL valido dal 1. gennaio 2022 con un aumento dei salari minimi dell’1%, un giorno di vacanza in più (23 risp. 29) e una ripartizione del premio cassa malati per la perdita di guadagno in caso di malattia che, per il lavoratore, non può superare l’1.5%.
Ha prevalso la priorità di riattivare un CCL nazionale in tempi brevi per evitare il peggioramento delle condizioni di lavoro. Ed il pensionamento anticipato? Solo rimandato a «tempi migliori» in quanto rimarrà in agenda delle prossime trattative come la rivendicazione prioritaria.

Paolo Locatelli