Nel corso della conferenza stampa del 19 settembre, il Dipartimento sanità e socialità ha presentato le misure di sostegno alla conciliazione lavoro-famiglia, decise nell’ambito della riforma fiscale-sociale, proposta in primavera e successivamente approvata in votazione popolare. 
L’OCST aveva sostenuto la riforma perché ritiene importanti le misure proposte a sostegno delle famiglie ed in particolare l’entità del contributo che sarà erogato alle famiglie e alle strutture che accolgono i bambini in età prescolare e al di fuori dell’orario scolastico. Questi nuovi finanziamenti consentiranno da una parte di alleggerire la spesa per le rette e dall’altra di arginare il dumping salariale ancora troppo diffuso in questo settore. Sarà inoltre favorito un aumento del numero dei posti a disposizione per i bambini. 
Sebbene già in passato venissero distribuiti contributi, permaneva la necessità di ulteriori finanziamenti. Ci sono infatti due esigenze contrapposte: contenere l’entità delle rette a carico delle famiglie e aumentare i salari dei dipendenti.
Il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli ha dunque presentato le novità, alcune delle quali sono già entrate in vigore.
Gli attori presenti in quest’ambito sono i nidi d’infanzia, i centri extrascolastici e le famiglie diurne. Negli ultimi dieci anni il numero di posti disponibili è aumentato, ma non è ancora sufficiente a coprire il fabbisogno in tutte le regioni. Sono quindi stati moltiplicati i fondi, che andranno a finanziare un aumento di posti, un aumento delle strutture, ma anche a favorire un migliore finanziamento di quelle esistenti.
Accanto allo scopo primario di sostenere i genitori nella conciliazione tra vita familiare e professionale, le diverse misure mirano a raggiungere una serie di obiettivi collaterali, ma ugualmente importanti: incrementare i livelli salariali del settore, migliorare il livello di formazione degli operatori, spronare il potenziamento delle strutture esistenti, modificare il sistema di finanziamento comunale, per certi aspetti difettoso.
 
Il nuovo sistema di finanziamento delle strutture
Le novità in questo ambito sono molte: ogni struttura che garantirà il raggiungimento di requisiti base, tra i quali non è purtroppo compreso il salario minimo, riceverà un finanziamento del 40% dei costi relativi ai salari. 
Esiste però una novità: a certe condizioni si ha il diritto ad una sovvenzione maggiorata. Ecco una panoramica: le strutture che garantiranno un primo livello di salari minimi, la presenza di personale con formazione superiore, la stabilità delle rette, riceveranno il 44%. 
Inoltre, se sono garantite le condizioni del punto precedente, all’aumentare dei salari, potranno ricevere il 48% o il 52%.
Sarà possibile inoltre ricevere fino a 14 punti percentuali in più se si rispettano ulteriori criteri relativi al numero di persone formate, alla dimensione della struttura, alla presenza di un progetto educativo o di miglioramento organizzativo, alla forma delle rette proporzionale in base al reddito.
Sono inoltre riconosciuti, come oggi, gli oneri sociali del personale educativo, fino a 1’000 franchi all’anno per la formazione, l’aggiornamento e la supervisione di ogni unità di lavoro autorizzata, e 150 fr. all’anno a posto riconosciuto per gli acquisti di materiale didattico.
 
Gli aiuti alle famiglie
Un’ulteriore novità sono i contributi rivolti alle famiglie: a partire dal mese di ottobre tutte le famiglie nelle quali i genitori lavorano o sono impegnati in una formazione, riceveranno 100 franchi al mese per la frequenza in un asilo nido o un micronido da 16 a 30 ore settimanali e 200 franchi per la frequenza di più di 30 ore settimanali. In caso di affidamento di bambini a famiglie diurne o centri extrascolastici il contributo è del 20% della retta
I beneficiari Ripam, il sussidio per la cassa malati, riceveranno un aiuto supplementare pari al 33% del costo a carico della famiglia, dedotto l’aiuto universale ed esclusi i pasti. 
I beneficiari Api, assegni di prima infanzia, riceveranno un rimborso fino a 800 fr., dedotti gli aiuti universali e Ripam e esclusi i pasti.
 
L’intervento dei comuni
Già fino ad oggi i comuni, che sono tenuti a versare un contributo al Cantone in favore della conciliazione lavoro-famiglia, ricevevano uno sconto  fino al 50% e pari ai contributi che versavano a strutture particolari. Oggi sono considerati anche i cotributi versati direttamente ai genitori per il contenimento della retta. 
Si tratta di una novità interessante perché fino ad oggi spesso i comuni finanziavano asili nido che erano al di fuori del loro territorio e dei quali non necessariamente beneficiavano i residenti. Del resto spesso i genitori, per praticità o per mancanza di posti disponibili, scelgono strutture vicino al posto di lavoro piuttosto che all’abitazione.

Abbiamo fatto alcune domande al Direttore del Dipartimento sanità e socialità Paolo Beltraminelli.

Qual è l’obiettivo di questa riforma e quali sono le fonti di finanziamento?
Con l’arrivo di un nuovo bambino, la famiglia è confrontata con cambiamenti molto rilevanti, non solo a livello di organizzazione interna, ma spesso anche a livello economico. Le rette delle strutture di accoglienza e dei servizi di prima infanzia (nidi dell’infanzia, centri extrascolastici e famiglie diurne) sono molto elevate. Allo stesso tempo, vi sono situazioni dove gli stipendi del personale qualificato sono insufficienti. L’obiettivo che ci siamo quindi posti, coinvolgendo i vari attori della società, è quello di migliorare l’accessibilità alle strutture e ai servizi, e la qualità delle strutture e dei servizi stessi. 
La Riforma cantonale fiscale e sociale rappresenta un patto sociale tra imprese e famiglie, dove il ruolo intermediario dello Stato permette di redistribuire delle risorse in favore della compatibilità famiglia – lavoro. È quindi grazie al mondo economico che possiamo sostenere maggiormente la socialità. Anche i sindacati, e in particolare l’OCST, hanno dato un prezioso contributo in favore dell’approvazione della Riforma. Senza di loro non avremmo avuto la possibilità di proporre queste misure, un potenziamento delle risorse nel settore direzione da tempo necessario. 
 
Le nuove direttive che stabiliscono l’entità dell’aiuto cantonale cui avrà diritto ciascuna struttura  sono piuttosto complesse: quali sono i criteri che ne hanno guidato la definizione? Emerge inoltre che non saranno solo le strutture di accoglienza a ricevere gli aiuti, ma anche le famiglie. Ci spiega le ragioni di questa scelta? 
La Riforma sociale è stata proposta dopo un approfondito lavoro, che ha tra l’altro interpellato i diretti interessati, cioè le famiglie con bambini tra 0 e 4 anni attraverso un sondaggio al quale hanno partecipato circa 5000 famiglie. Le risposte hanno chiaramente indicato che le famiglie desiderano: congedi oltre quanto previsto dall’Assicurazione maternità; poter riprendere gradualmente il lavoro dopo la nascita del bambino; l’introduzione di orari flessibili e la maggiore disponibilità per le strutture di accoglienza; l’aumento dei posti disponibili nelle strutture. 
Per far fronte a queste esigenze, nel corso del 2019, sono sei le misure che verranno introdotte: un assegno parentale di 3’000 franchi per tutti i neogenitori con un reddito annuo complessivo inferiore a 110’000 franchi, misure di sostegno alle strutture e alle famiglie (servizi e strutture di accoglienza, servizi e strutture aziendali e sostegno alla spesa per il collocamento del figlio),  sostegno ai famigliari curanti, sensibilizzazione delle aziende, riconoscimento e certificazione (progetto family score e family friendly) e lo sviluppo di progetti per migliorare la conciliabilità famiglia – lavoro attraverso maggiori competenze. 
Le misure a sostegno delle famiglie (aiuto soggettivo) sono entrate in vigore, anticipatamente, il 1° ottobre 2018 in quanto tale periodo coincide con l’inizio dell’anno scolastico. Le misure volte ad aumentare il sussidio alle strutture e servizi entreranno in vigore il prossimo gennaio 2019.
Guardando il contesto generale, per tramite delle nuove direttive del Dipartimento della sanità e della socialità, si sostengono maggiormente sia le famiglie sia le strutture e i servizi in favore della prima infanzia. Per quanto riguarda le strutture e i servizi, le direttive premiano finanziariamente l’aumento della qualità dei servizi offerti, fra cui l’aumento dei salari. Inoltre, finanziamenti supplementari sono previsti per chi si adopera, per esempio, per la formazione aggiunta del personale. Questa direttiva è volta anche a sostenere i giovani residenti  e formati che intendono lavorare nel settore con la prospettiva di un salario adeguato. 
Il contributo alle famiglie è principalmente finalizzato a favorire un maggiore accesso alle strutture e servizi preposti alla conciliabilità fra lavoro e famiglia, a contenere l’onere finanziario a loro carico per l’affidamento dei figli a terzi. Con le modifiche apportate al Regolamento della Legge per le Famiglie, le famiglie sono aiutate in modo differenziato in base alla loro disponibilità finanziaria.  
La condizione di base per avere accesso alle strutture e ai servizi è l’esercizio di un’attività lucrativa oppure assolvimento di una formazione o per scopi di carattere sociale riconosciuti dall’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani. Inoltre, la struttura o il servizio scelto devono essere autorizzati e riconosciuti dal Cantone. Un contributo universale sarà concesso a tutte le famiglie che fanno capo a una struttura o servizio di accoglienza del bambino nella misura di franchi 200.- mensili per l’affidamento a tempo pieno (oltre 30 ore settimanali) e di franchi 100.- mensili per l’affidamento a tempo parziale (16-30 ore settimanali) presso un nido dell’infanzia o micro-nido (novità introdotta con la riforma); mentre il contributo universale per l’affidamento di bambini a famiglie diurne o centro extrascolastico è pari al 20% della retta. Un contributo mirato è indirizzato a favore delle famiglie che sono a beneficio dei sussidi di cassa malati (RIPAM). Inoltre, alle famiglie beneficiarie di un assegno di prima infanzia (API) è concesso un contributo per l’affidamento del figlio volto a contenere la retta della struttura o del servizio durante l’attività lavorativa, formativa o per comprovati bisogni sociali o familiari. Il contributo ammonta praticamente alla totalità della retta (esclusi gli oneri supplementari come pasti, costi di trasporto ecc.), dedotti l’aiuto universale e l’aiuto per beneficiari RIPAM, fino a un rimborso massimo mensile di franchi 800.-. 
 
In questo ambito l’assenza di salario minimo per le strutture che riceveranno il sussidio minimo del 40% è problematica. Che misure sono state previste per arginare il fenomeno del dumping salariale in questo settore? Esiste una stima del numero di lavoratrici che riceve meno del minimo di 3’124 fr. al mese? 
L’aver stabilito salari minimi per avere maggiori sussidi tramite l’intervento dello Stato è un grande traguardo. Purtroppo non tutti i nidi hanno la capacità di adattarsi immediatamente alle nuove direttive. Il Cantone non premia le strutture che non garantiscono adeguate condizioni salariali. Conosciamo i salari dei nidi dell’infanzia, ma attualmente non è stato fatto alcun censimento. Dai primi riscontri vi è una forte volontà di ricompensare il personale e migliorare la qualità dell’offerta. Tramite le direttive approvate, sono quindi anche stati creati i presupposti per la stipulazione di un contratto collettivo di lavoro che resta di competenza delle parti sindacali in accordo con i datori di lavoro. 
Attualmente, le strutture ricevono un sussidio minimo del 40%. Tale contributo da parte del Cantone può aumentare fino al 66% in funzione della formazione del personale, delle rette differenziate e della costituzione, da parte della struttura, di progetti speciali. Siamo fiduciosi che gli incentivi previsti porteranno ad un naturale adeguamento verso l’alto dei salari. Vigileremo affinché questo avvenga e siamo pronti ad intervenire se vi saranno situazioni non conformi. Per il momento sono previsti solo bonus e non malus, ma in una futura prospettiva, qualora i nostri sostegni non fossero sufficienti a garantire la qualità, potrebbe essere introdotto un sistema di malus. 
 
Quali sono le ragioni della decisione di affidare alle strutture di accoglienza la gestione amministrativa degli aiuti alle famiglie? 
Per limitare al massimo l’impegno burocratico, si è trovato un sistema semplice facendo capo al sussidio RIPAM, il quale viene definito da un altro Ufficio del DSS. Per questo motivo, è stato deciso di demandare la gestione amministrative degli aiuti alle strutture. Sostanzialmente sarà la singola struttura ad emanare le fatture per le famiglie includendo lo sconto sulle rette. L’aiuto universale è concesso a tutte le famiglie, mentre per i nuclei beneficiari di RIPAM o API, sarà necessario presentare alla struttura gli attestati di tale diritto. Il Cantone verserà l’importo concesso alle famiglie direttamente alle strutture.  
 
Ci sono novità per le famiglie anche rispetto alle sovvenzioni distribuite in ambito comunale?
I Comuni sono già molto sollecitati da numerosi compiti e spese. Abbiamo quindi rinunciato a chiamarli ulteriormente in causa per finanziare le strutture in favore della prima infanzia. Per conto, è fondamentale che gli stessi mettano a disposizione gli spazi per le attività extra-scolastiche, come per esempio delle aule scolastiche. Resta riservato ai Comuni la possibilità di devolvere un sussidio supplementare alle famiglie o alle strutture sul proprio territorio.