Nel corso di questo quarantesimo anno di vita l’OCST-Docenti ha mantenuto il suo impegno nelle varie questioni già aperte ed è inoltre intervenuto in nuovi ambiti.
In sede giudiziaria ha proseguito con la sua azione presso il Tribunale amministrativo cantonale per ottenere conferma di una sentenza contraria alla penalizzazione di due classi per i docenti neoassunti tra il 1997 e il 2013 e consentire ai docenti colpiti dalla misura di ottenere un’indennità salariale.
In ambito parlamentare e nel Consiglio di Amministrazione dell’IPCT, il sindacato ha contribuito a conseguire un primo risultato di finanziamento dei maggiori costi per la copertura degli assicurati beneficiari delle garanzie entrate in vigore con la riforma del sistema pensionistico del 2013 e sta concentrando ora le sue forze nella negoziazione con il Consiglio di Stato e poi con il Gran Consiglio a favore dei dipendenti attivi di età inferiore ai 58 anni per stabilire le misure compensatorie più vantaggiose possibile davanti alla riduzione del tasso tecnico e del tasso di conversione per il reddito di pensione. La posta in gioco è molto alta, il rischio è quello di una grave discriminazione generazionale tra gli attuali attivi e coloro che percepiscono la pensione di anzianità.
In merito agli incontri con le autorità dipartimentali il sindacato è intervenuto non solo durante le sedute ufficiali, ma anche per mezzo di altri canali allo scopo di tutelare la salute dei docenti e degli allievi, la loro privacy e altri aspetti della professione, come l’autonomia didattica, esprimendosi su singoli elementi dei piani di protezione e dei protocolli.
Numerose sono anche le azioni di accompagnamento individuale svolte dall’OCST-Docenti su richiesta dei docenti associati e inerenti a temi che spaziano dalla verifica della correttezza della retribuzione a problemi di rapporto di lavoro con i funzionari superiori.
Organizzazione del lavoro e trasferimenti
Durante questi ultimi mesi, forse pure per le particolari circostanze generate dal Coronavirus, sembra emergere una nuova tendenza, ovvero diventano più frequenti tra gli insegnanti i disagi creati da trasferimenti da un istituto all’altro decisi o in ogni caso avallati, dai capi sezione durante l’estate e attuati senza preavvisi, né discussioni preliminari con i diretti interessati. Tali pratiche esulano da un rapporto tra datore di lavoro e dipendente improntato al dialogo, alla trasparenza e alla condivisione delle scelte, interrompono relazioni professionali costruite con i colleghi talvolta sull’arco di molti anni e inaridiscono la fiducia, la creatività e la propositività del docente.
Al contempo, in generale, si osserva una posticipazione del momento della comunicazione al dipendente del suo orario di lavoro e della sede in cui insegnerà, che avviene non di rado a ridosso dell’inizio del nuovo anno scolastico ostacolando la conciliazione tra vita professionale e vita privata, tra lavoro e famiglia.
A proposito di organizzazione del tempo di lavoro e del tempo dedicato ad altre attività, l’articolo del Regolamento sull’onere di insegnamento che impone ai docenti delle scuole elementari impiegati a metà tempo di insegnare a tempo pieno durante la prima settimana di scuola appare sempre meno giustificato e difendibile con il passare degli anni: le ragioni per le quali un docente chiede di limitare al 50% il proprio onere di insegnamento (che possono estendersi dall’accudimento di un parente allo svolgimento di un’altra attività lavorativa) valgono anche per quella settimana. A fare le spese di questa imposizione sono spesso mamme che faticano a seguire i propri figli proprio quando essi iniziano a loro volta a frequentare la scuola, magari vivendo sulla propria pelle il paradosso di trovarsi a rimproverare un qualche genitore di non essere sufficientemente accanto al figlio in momenti così importanti.
È dunque nostra intenzione ottenere un’attenuazione e una flessibilizzazione di questa norma, così come giungere alla definizione di una procedura di trasferimento che implichi un colloquio preliminare con il dipendente e un termine temporale entro il quale il docente deve conoscere gli istituti in cui insegnerà e gli orari di lavoro.
Per quanto riguarda invece i docenti impiegati nella forma dell’incarico limitato, spesso chiamati all’ultimo e ingaggiati per qualche anno fino a esaurimento del bisogno e lasciati senza un’assunzione, intendiamo chiedere che le relative sezioni si prendano la responsabilità di redigere un rapporto annuale sull’operato dell’insegnante in attività, in modo da riconoscerne il merito e il servizio svolto nel tempo, di cui tenere conto in sede di un’eventuale successiva assunzione di nuovi insegnanti del settore.
Inoltre, dato che il perdurante blocco dell’assunzione di nuovo personale deciso nel 2012 dal Gran consiglio ha immobilizzato per un decennio situazioni contingenti di partenza molto differenti tra gli istituti, chiediamo di considerare i singoli casi con indicatori pertinenti, come il rapporto tra numero di funzionari e numero di allievi e docenti, per intervenire laddove necessario ed eliminare le disparità rafforzando il personale di supporto nei compiti di segretariato, di gestione finanziaria, amministrativa e logistica. In questo modo si sosterranno i direttori e i docenti nella loro attività formativa: le potenzialità, le competenze e le iniziative didattiche ed educative potranno esprimersi al meglio, senza essere inibite, soffocate o distratte da incombenze di altra natura.
Condizioni di lavoro dei docenti
Ci lasciamo alle spalle un anno in cui il tema della qualità dell’aria nelle aule è più volte riemerso, sul quale con il sindacato VPOD-Docenti stiamo collaborando all’interno del più ampio progetto di un’indagine sulle condizioni di lavoro materiali e immateriali in cui operano i docenti. Un disegno di ricerca che l’OCST-Docenti ha fortemente voluto, attento anche all’organizzazione dei diversi compiti lavorativi e al relativo onere, il cui iter è stato rallentato dal Covid, ma che fra poche settimane sarà sufficientemente maturo da potere essere presentato e condiviso con il DECS.
Un’altra collaborazione che sta crescendo è quella in atto con i nostri colleghi del SER e di LCH, le due organizzazioni più rilevanti nel campo di quelle magistrali e sindacali operanti nel settore dell’insegnamento. Oltre ad un regolare scambio di informazioni, con i due enti stiamo sviluppando una collaborazione a partire da questioni concrete che nascono dallo svolgimento quotidiano della professione.
Ad esempio nella primavera scorsa abbiamo tradotto, sottoscritto e diffuso un appello promosso dai due enti in cui si denuncia la pratica del reperimento precoce di giovani lavoratori che varie ditte cercano di individuare tramite personale specializzato e con test selettivi eseguiti nelle aule verso la fine della scolarità obbligatoria per assumere i ragazzi prima dei termini previsti per legge talvolta con i cosiddetti «pre-contratti». La pressione esercitata su scolari, famiglie e docenti cresce così al punto da distorcere il senso stesso dei test e delle attività di scoperta di sé che gli allievi cercano di vivere con i docenti nell’ambito dell’orientamento. Un vero e proprio commercio di dati è gestito da professionisti che ne traggono profitto economico.
Ci auguriamo che in futuro non solo si rafforzino ulteriormente i legami tra le due grandi organizzazioni oggi rappresentate, ma anche che l’OCST-Docenti possa dare il proprio contributo dal Ticino per il bene dei docenti a Nord e a Sud delle Alpi, individuando i problemi comuni e le strategie per affrontarli e risolverli.
Senza conoscenza non c’è libertà
Probabilmente nei prossimi tempi, proprio il tema della profilazione degli allievi, dell’uso di dati psicometrici nel tentativo di controllare e di prevedere le loro azioni future, sarà centrale. In questi anni le autorità scolastiche in Svizzera stanno riscrivendo i piani di studio, dalla scuola dell’obbligo a quella del settore post-obbligatorio, stanno ridefinendo i modi di insegnamento, trasformando direttamente o indirettamente lo statuto ed il ruolo professionale del docente ed il suo modo di rapportarsi agli allievi.
Ad esempio sarà importante capire se l’accento posto sull’insegnamento per competenze riuscirà a conservare il patrimonio di nozioni e di contenuti che costituiscono la cultura e le scienze che la scuola ha finora proposto alle nuove generazioni, oppure se si riterrà che una competenza valga in sé in modo assoluto, a prescindere dai contenuti su cui si applica e quindi si potrà tranquillamente rinunciare a determinati oggetti di studio o scambiarli con altri in una sorta di relativismo dei contenuti.
In particolare occorrerà verificare se le competenze trasversali con cui si formeranno gli allievi, avranno l’effetto di svilupparne liberamente le facoltà, la creatività e le potenzialità umane a 360 gradi, mettendoli in condizione di affrontare al meglio le incognite del futuro conoscendo se stessi e la realtà, oppure se tali competenze diventeranno uno strumento per limitare e per orientare le capacità e le propensioni dei ragazzi, costruendo in loro schemi mentali e operativi ma non indipendenza di giudizio e cognizione di causa. Monitorare in continuazione, compilare griglie di valutazione e cercare di predire lo sviluppo dei ragazzi appare oggi più importante della sostanza di quanto propone la scuola.
L’educazione non è mai, in prima istanza, una questione di tecniche e di metodologie didattiche. Educare è, anzitutto, impegno nella promozione dell’uomo nel suo proprium umano, è crescita di umanità. C’è una dimensione irriducibile dell’insegnamento che è disinteressata, gratuita e libera da ogni tornaconto, ossia quella che promuove la persona per il suo valore intrinseco. Forse, così come il codice deontologico dei medici deriva dal giuramento di Ippocrate, allo stesso modo anche noi docenti dovremmo trarre un nostro codice deontologico da una sorta di ipotetico giuramento di Socrate, inteso a far nascere, maieuticamente, l’uomo che è in ognuno di noi senza ulteriori fini, né ipoteche.
Gianluca D'Ettorre, presidente OCST-Docenti
Risoluzione assembleare
L’assemblea dell’OCST-Docenti:
1. a tutela e a promozione di un rapporto lavorativo che consenta la conciliazione tra vita privata e vita professionale chiede la definizione di una procedura di trasferimento che implichi un colloquio preliminare con il dipendente e un termine temporale congruo e ragionevole entro il quale il docente deve conoscere gli istituti in cui insegnerà e gli orari di insegnamento;
2. per i medesimi motivi chiede di limitare e di flessibilizzare i contenuti dell’articolo 2. 6. del Regolamento sull’onere di insegnamento dei docenti che stabilisce: «per i contitolari di scuola elementare la prima settimana dell’anno scolastico è svolta di regola interamente in compresenza»;
3. per riconoscere e per valorizzare il contributo lavorativo fornito dai docenti in servizio nella forma dell’incarico limitato chiede che le sezioni competenti redigano un rapporto annuale secondo le modalità in vigore per i docenti con incarico regolare;
4. per eliminare le disparità introdotte dal blocco del personale e per sostenere direttori e docenti nella loro attività formativa, chiede di rafforzare il personale di supporto alla scuola nei compiti di segretariato, di gestione finanziaria, amministrativa e logistica laddove ne è verificata la necessità secondo indicatori pertinenti. In questo modo le potenzialità, le competenze e le iniziative didattiche ed educative potranno esprimersi al meglio, senza essere inibite, soffocate o distratte da incombenze di altra natura;
5. infine, davanti alla riduzione del tasso tecnico e del tasso di conversione per il reddito di pensione e per evitare una grave discriminazione generazionale tra gli attuali assicurati attivi e coloro che percepiscono la pensione di anzianità e/o godono delle garanzie in vigore dal 2013, chiede al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio di stabilire misure compensatorie che siano eque e tempestive.