La SSIC-CH, in occasione degli ultimi rinnovi del Contratto nazionale mantello (CNM), ha imposto il ritmo delle negoziazioni con uno schema ben preciso: menare il can per l’aia nei primi mesi di trattativa farcendo il tutto con inutili provocazioni per poi arrivare in zona Cesarini, ovvero verso la fine dell’anno, con una modesta disponibilità a trovare un compromesso ed evitarsi un vuoto contrattuale che «non farebbe bene» nemmeno a loro in termini di concorrenza.

Proprio sulla base di questa constatazione, le centrali nazionali di SYNA (con OCST e SCIV) e UNIA hanno deciso di cambiare paradigma. Dopo aver condiviso una fitta agenda di incontri con la SSIC-CH, i sindacati nazionali hanno indetto una conferenza stampa (vedi pagina 18) durante la quale sono state presentate le rivendicazioni dei lavoratori che si sintetizzano in tre precise aree di intervento, ovvero:
Giornate di lavoro più brevi: il tempo di andata e ritorno nel tragitto casa-magazzino-lavoro ai quali si aggiungono le ore di lavoro prestate sul cantiere, costringono i lavoratori «a restare in ballo» per il proprio datore di lavoro fino a 11 ore al giorno (e talvolta pure oltre). Questo significa sacrificare, se non addirittura compromettere, le relazioni e gli interessi privati dei lavoratori. Si punta, senza troppi fronzoli, a una giornata lavorativa con una presenza sul cantiere di 8 ore al massimo.
Abolizione del tempo di viaggio non retribuito: per una consolidata abitudine, i primi 30 minuti al giorno per raggiungere il cantiere e tornare in sede la sera sono messi sul conto dei lavoratori. Detta diversamente, i primi 30 minuti di viaggio sono «lavorati gratuitamente» anche se la Legge federale sul lavoro - in modo insindacabile - dice che «è tempo di lavoro il tempo per il quale il lavoratore rimane a disposizione del datore di lavoro». E siccome anche i primi 30 minuti di viaggio sono tempo di lavoro, le ore di lavoro vanno pagate e non più prestate gratuitamente. Si punta quindi all’abolizione della franchigia dei 30 minuti.
Mantenimento del potere d’acquisto: ogni anno i sindacati chiedono ai datori di lavoro di entrare in discussione sugli aumenti salariali per l’anno successivo. Da una parte, ci si basa sull’indice nazionale del costo della vita che si traduce in una percentuale di aumento salariale necessario per pareggiare i conti con il minor peso del proprio salario in rapporto, principalmente, ai rincari sui beni di consumo. Dall’altra, un aumento salariale reale per rintuzzare gli aumenti su tutto quanto non è contenuto nel paniere dell’indice del nazionale del costo della vita. Pensiamo ad esempio ai premi delle casse malati: solamente negli ultimi 3 anni i premi per il Canton Ticino sono aumentati del 30% mentre i salari degli edili sono rimasti praticamente al palo. Si punta, oltre al riconoscimento di aumenti reali giustificati, all’adeguamento automatico dei salari all’indice del costo della vita.
Agli impresari chiediamo un approccio serio e dinamico alle richieste dei lavoratori e, nel limite dell’utile, l’abbandono al ricorso a sterili provocazioni. L’allergia della SSIC-CH nel discutere di miglioramenti contrattuali che corrispondono ad aumenti del costo del lavoro in un contesto di una concorrenza non sempre leale tra imprese e a una politica autolesionistica delle offerte votata al sottocosto, di certo, ci occuperà anche in questo rinnovo del CNM. Nel giro di 15 anni nell’edilizia mancherà sui cantieri un lavoratore su tre. La soluzione a questo problematico dato di fatto viaggia però su un unico binario: la formazione professionale e l’attrattività della professione. Quindi, cari impresari non segate il ramo sul quale siete seduti e favorite una trattativa degna di questo nome. 
Per questi motivi, sabato 17 maggio 2025 i lavoratori ticinesi e svizzero tedeschi scenderanno in piazza a Zurigo (vedi sotto) mentre i lavoratori romandi si raduneranno a Losanna. Partecipate alla manifestazione nazionale di Zurigo con l’OCST, insieme e uniti si può!

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