Il Comitato di Travail.Suisse unitamente ai delegati e alle delegate dell’Unione sindacale svizzera (USS) hanno esaminato il 31 gennaio l’esito del nuovo accordo negoziato con l’UE e hanno adottato una posizione comune per i prossimi negoziati di politica interna. L’accordo mette a rischio la protezione dei salari, a causa in particolare della riduzione del periodo di notifica, della cancellazione di fatto della cauzione, della messa in discussione del divieto, per aziende estere, di offrire servizi in Svizzera e del regolamento europeo sulle spese professionali. Inoltre l’accordo facilita alle aziende dell’UE l’accesso al mercato svizzero.
Per garantire l’attuale protezione dei salari, Travail.Suisse e l’USS chiedono una garanzia che le spese professionali riconosciute siano conformi alla regolamentazione svizzera, un regime di responsabilità per i costruttori e gli appaltatori edili, un piano d’azione per promuovere i contratti collettivi di lavoro e una migliore protezione contro il licenziamento per le lavoratrici e i lavoratori che si impegnano per buone condizioni di lavoro nelle imprese per cui lavorano.
Il 31 gennaio le due organizzazioni sindacali mantello hanno esaminato attentamente nei rispettivi organi decisionali gli esiti dei nuovi accordi negoziati tra la Svizzera e l’UE.
La Svizzera ha i salari più alti d’Europa e lo stesso vale per il costo della vita. Per proteggerli, già 20 anni fa, su pressione dei sindacati, la Svizzera ha introdotto misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. Grazie ai contratti collettivi di lavoro, ai controlli e alle multe, i salari non sono diminuiti nei settori adeguatamente tutelati. Invece l’accordo appena negoziato è destinato a minare parti significative di questi meccanismi di protezione. È quindi più importante che mai agire sulla protezione salariale.
Risoluzione del Comitato di Travail.Suisse
In occasione di una sessione straordinaria del suo Comitato, Travail.Suisse, l’organizzazione mantello indipendente dei lavoratori e delle lavoratrici, ha adottato il 31 gennaio una risoluzione sull’esito dei negoziati con l’UE. L’accordo porta un notevole indebolimento della protezione salariale, dovuto in particolare alla riduzione del periodo di notifica, all’annullamento di fatto del deposito cauzionale e alla messa in discussione del divieto di prestare servizi in Svizzera.
Affinché Travail.Suisse possa sostenere l’accordo, è quindi necessario, da un lato, prevedere misure di compensazione e dall’altro modernizzare la protezione salariale. Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse, ha chiarito: «Siamo aperti a discussioni costruttive sulla politica interna e a cercare soluzioni. Ma la protezione dei salari è stata indebolita e senza adeguate misure di compensazione in materia di politica interna, Travail.Suisse rifiuterà l’esito dei negoziati di politica estera».
Per tutelare i salari e le condizioni di lavoro, il Comitato di Travail.Suisse chiede quanto segue:
- Il principio «parità di retribuzione a parità di lavoro nello stesso luogo» deve valere anche per le spese. Sono necessarie delle garanzie che non verrà applicato il regolamento dell’UE.
- Devono essere introdotti nuovi strumenti efficaci che garantiscano l’attuale livello di protezione dei salari.
- Bisogna adattare le quote dei datori di lavoro nei contratti collettivi di obbligatorietà generale.
- Nei settori senza contratto collettivo, bisogna introdurre l’obbligo legale di emettere contratti normali di lavoro che definiscano i salari minimi, nei settori dove venga riscontrato dumping salariale continuato.
- Un chiaro impegno da parte dei datori di lavoro per un forte partenariato reiterato.
Questo dibattito sull’Europa ha dato modo a Esther Lynch, segretaria generale della Conferenza europea dei sindacati (CES), di esprimere in un messaggio di solidarietà il suo sostegno all’analisi critica dell’accordo trovato tra il Consiglio federale e l’Unione europea. La CES condivide la preoccupazione dei sindacati svizzeri sugli effetti nefasti di questo accordo per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori in Svizzera. Infatti l’accordo negoziato indebolisce notevolmente i meccanismi di protezione esistenti contro il dumping salariale. Introduce pure delle nuove regole che rendono possibile una concorrenza sleale a svantaggio della manodopera occupata in Svizzera. «La CES è quindi pienamente al fianco dei sindacati svizzeri per la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e per il mantenimento di un servizio pubblico forte», ha spiegato Esther Lynch.
Traduzione C. Calderoni