Il Consiglio federale ha presentato il 19 febbraio le prime misure sulle quali le parti sociali hanno trovato un accordo per garantire il livello di protezione dei salari in Svizzera. Si tratta di un primo passo concreto nella giusta direzione. Ma non è una svolta. Per Travail.Suisse sono urgentemente necessarie ulteriori misure concrete di compensazione nazionale a livello di politica interna, in particolare nell’ambito dell’applicabilità generale dei contratti collettivi di lavoro.
Dopo la seduta del Consiglio federale del 19 febbraio, il consigliere federale Guy Parmelin ha presentato le prime misure sulle quali le parti sociali hanno raggiunto un accordo. Anche i Cantoni si sono impegnati a collaborare attivamente. Queste misure rappresentano un positivo passo avanti verso la garanzia dell’attuale livello di protezione salariale alle nuove condizioni. Tuttavia, sarebbe prematuro parlare di una svolta. «L’accordo di politica interna è ancora sul filo del rasoio», afferma Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse.
I negoziati con l’Unione europea per il rinnovo degli accordi bilaterali indeboliscono significativamente la protezione dei salari in Svizzera. Secondo l’accordo, il periodo di preavviso dovrebbe essere ridotto a quattro giorni e la cauzione verrebbe riscossa solo in caso di violazione. L’accordo prevede tra l’altro la ripresa della regolamentazione estera in materia di spese. Inoltre, in futuro dovranno essere adottate in modo dinamico nuove norme di legge sul distacco dei lavoratori o, in caso di controversie, dovranno essere accettate contromisure proporzionate. In questo contesto, l’UE ha inserito una clausola che garantisce alla Svizzera di non essere obbligata ad adottare misure di protezione salariale meno favorevoli nonostante la dinamizzazione.
Il deterioramento derivante dai negoziati sulla protezione salariale richiede una compensazione politica interna. In caso contrario, la protezione salariale risulterebbe notevolmente indebolita. Oltre alla modernizzazione e alla centralizzazione del sistema di rendicontazione, i piani attuali prevedono in particolare una maggiore applicazione delle misure preventive di protezione dei salari e la non applicazione dei regolamenti sulle spese all’estero. Per ora le parti sociali sono riuscite a trovare un accordo su queste misure. Nelle prossime settimane si svolgeranno difficili negoziati sull’esatta attuazione di queste misure.
I contratti collettivi di lavoro estesi sono una componente centrale della protezione dei salari. Definiscono i salari minimi e le condizioni di lavoro che tutte le aziende di un settore devono rispettare. Le parti sociali controllano congiuntamente il rispetto delle disposizioni e sanzionano le imprese che non le rispettano. «La normativa vigente impone requisiti molto elevati e obsoleti per l’estensione del campo di applicazione dei contratti collettivi. È assolutamente necessario adattarli alla realtà odierna», afferma Thomas Bauer, responsabile della politica economica di Travail.Suisse.
I sindacati hanno sollevato altre lacune nella protezione dei salari durante le discussioni di politica interna. Ad esempio, è scarsamente applicato lo strumento dei contratti normali di lavoro utilizzato nei settori privi di contratti collettivi, in cui si è ripetutamente osservata una sottoquotazione salariale abusiva. L’applicazione coerente di questo strumento migliorerebbe anche la protezione salariale nei settori senza un partenariato sociale consolidato. È inoltre urgente adottare misure per proteggere meglio i lavoratori temporanei dall’arbitrarietà dei cattivi datori di lavoro. Anche in questo caso, finora non è stato raggiunto un accordo.
Nelle prossime discussioni tra le parti sociali, si dovranno quindi trovare ulteriori accordi nei settori chiave della protezione dei salari per ottenere un pacchetto equilibrato che Travail.Suisse possa approvare.
Trad. C. Calderoni