Da quando ho assunto la presidenza di GenerazionePiù e prima ancora da quando ho lasciato la vita professionale attiva e sono entrato in quella grande galassia che comprende il Pianeta Anziani, mi sono divorato una quantità di pubblicazioni che invitano a riflettere sulla vecchiaia.

L’ho fatto un po’ per me stesso, per aiutarmi a muovermi in questa particolare stagione della mia vita, ma l’ho fatto anche per cercare di dare senso e contenuto al ruolo di Presidente di un’associazione come la nostra che comprende diverse migliaia di persone che hanno raggiunto la terza o quarta età. Ad ogni uscita di libri dedicati al Pianeta Anziani sono spesso corso in libreria per assicurarmi la novità editoriale. A dire il vero non sempre le letture si sono rivelate arricchenti. Qualche delusione c’è stata. Magari spesso si è andati alla ricerca di cose già ampiamente lette o, in alcuni casi, perfino già scritte anche da collaboratori di questo inserto di GenerazionePiù. Nella maggior parte dei casi, anche grazie alla consulenza di qualche amico, che l’anagrafe spinge spesso verso i medesimi miei interessi, non sono mancate anche scoperte interessanti. Fra i libri letti mi è piaciuto un saggio dell’etnologo francese Marc Augé dal titolo «Il tempo senza età» con l’accattivante sottotitolo «La vecchiaia non esiste» cosa che, nei primi anni di pensionamento è sembrata quasi vera anche a me. «Conosco, dice Augé, la mia età, ma non ci credo. Anche se poi salendo sul bus qualcuno mi lascia il posto e drammaticamente me la ricorda». 
Molto più impegnativo, anche sul piano psicologico il saggio «L’età grande - Riflessioni sulla vecchiaia» di Gabriella Caramore una sociologa docente universitaria. L’età grande per il numero degli anni, ma anche perché in quella fase della vita si deve sopportare un carico di prove che non ha eguali nelle altre. Grande anche perché è quella più capace di avere consapevolezza di sé, seppur nei propri giorni declinanti. 
Un po’ più agevole alla lettura, anche perché prodigo di utili consigli, è invece il libro del noto psichiatra italiano Vittorino Andreoli «Lettera a un vecchio» secondo il quale occorre che la società si convinca che l’anziano ha bisogno di essere utile, di avere ancora un senso proprio nel presente, evitando il dolore dell’esclusione e dell’abbandono. 
Belli anche i testi del noto padre domenicano Enzo Bianchi che con grande serenità affronta il tema della vecchiaia nei suoi libri: «Cosa c’è di là. Inno alla vita» e «La vita e i giorni» in cui invita tutti noi, in questa stagione della nostra esistenza, a vivere pienamente senza nulla concedere a una malinconica nostalgia del futuro, ma anzi trovando l’occasione di un generoso atto di fiducia verso le nuove generazioni.
Fra i molti libri letti quello che però più di altri mi ha ispirato è «La curiosità non invecchia» dello psicoanalista Massimo Ammaniti che mi piace sempre citare: «La curiosità, dice Ammaniti, è un potente incentivo nella specie umana e può continuare a esercitare la sua forza anche quando si invecchia, come stimolo a tenere gli occhi aperti sul mondo e non a rinchiudersi nelle proprie abitudini». Insomma proprio un ottimo consiglio: restiamo curiosi e interessati. Sarà un vero e proprio toccasana per la nostra salute, soprattutto quella mentale.

Luigi Mattia Bernasconi