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Protagonista nella vita, quindi anche nel lavoro
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L’enciclica «Caritas in veritate» propone alcuni criteri per rendere il lavoro più a misura d’uomo: uno di questi è il grado di partecipazione.
In occasione del Seminario nazionale dell’Associazione Culturale «Ettore Calvi», che si è tenuto il 16 e il 17 ottobre scorso a Riccione a cui ha partecipato anche una delegazione dell’OCST, sono intervenuti personalità attive in ambiti diversi, imprenditoriali, universitari e rappresentanti delle associazioni padronali e sindacali per verificare i criteri di un impegno nel mondo del lavoro a partire dalle indicazioni proposte nell’enciclica «Caritas in veritate», recentemente pubblicata.
Il tema dominante di tutti gli interventi è stato la possibilità di vivere il lavoro come compimento del bisogno di esprimersi dentro la realtà e come fonte di soddisfazione, piuttosto che come una condanna.
La proposta sociale cristiana: una vita che sfida l'uomo
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Approfondire insieme la nuova enciclica "Caritas in veritate" e rivisitare il nostro modo di essere sindacato, è per noi la via per iniziare.
Le risposte che l’enciclica di Benedetto XVI dà ad alcuni problemi dell’economia e della vita sociale costituiscono delle vere e proprie sfide. Provocano, infatti, ad un cambiamento di mentalità e indicano una concezione dell’uomo, che il Papa propone «a tutti gli uomini di buona volontà», come cita il frontespizio della lettera enciclica.
Come rilevava il collega Andrea Fontana nell’articolo che abbiamo pubblicato nello scorso numero (Il Lavoro n.14 del 17 settembre 2009, p. 12), la sfida può essere raccolta da uomini aperti alla ricerca della verità di se stessi e del mondo, che sentono la forza attrattiva di una vita di fraternità e vissuta con un significato che dia sostanza alle cose.