Dopo quasi tre anni e mezzo dal mandato popolare, il Consiglio federale ha presentato un messaggio di attuazione ricco di buoni propositi, ma, di primo acchito, che non tiene conto dell’onere finanziario necessario a concretizzare il miglioramento delle condizioni di lavoro. Ci chiediamo se la nuova LCInf proposta sia, tanto a livello formale che di contenuto, la giusta risposta ai bisogni del personale sanitario e agli intendimenti promossi con l’iniziativa approvata a larga maggioranza dal popolo.

Carenza di personale strutturale e al letto del paziente, tasso di abbandono molto elevato, condizioni di lavoro intollerabili, crescita fuori misura degli oneri burocratici e disagio furono e sono all’origine dell’urgente richiesta formulata alla politica federale, affinché si intervenisse in maniera concreta per garantire delle condizioni di lavoro migliori e un futuro alle professioni di cura.

Ebbene, dopo avere atteso quasi 4 anni, la soluzione presentata dal Consiglio federale è una legge quadro molto poco incisiva e che, a nostro modo di vedere, non è atta a raggiungere gli obiettivi auspicati.

Con il primo pacchetto, il Consiglio federale ha proposto delle misure che avrebbero dovuto consentire una maggiore attrattiva della professione, soprattutto nell’ottica di attirare giovani lavoratrici e lavoratori. Questo evidentemente non basta. O meglio: attirare più persone nel settore senza arginare l’emorragia di coloro che, già attivi, abbandonano la professione poiché insostenibile, produce semplicemente più disillusione e, in fin dei conti, ancor più danno.

Ci si attendeva dunque che con il secondo pacchetto, il Consiglio federale si concentrasse piuttosto sulla necessità di fornire risorse finanziarie maggiori, permettendo così davvero al partenariato sociale di operare per definire condizioni di lavoro adeguate e aderenti ai bisogni dei vari ambiti e settori sanitari. Sono infatti risorse economiche adeguate a consentire effettivamente di ridurre gli orari di lavoro, riconoscere maggiori coefficienti di personale, riconoscere e sgravare il personale dal carico burocratico, ecc.

Invece, il messaggio di attuazione, oltre a giungere tardivamente, risulta incompiuto e rischia di creare un’ulteriore disaffezione del personale sanitario, tanto sostenuto politicamente pochi anni fa e oggi confrontato a una proposta inadatta a fornire soluzioni ai tanti problemi del settore.

L’OCST, convinto che sia il partenariato a poter migliorare le condizioni di lavoro, chiede al Parlamento federale di voler valutare la bontà e l’efficacia della nuova legge proposta e di volersi convincere che solo un sostegno finanziario adeguato potrà contribuire a un solido miglioramento delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori e, di riflesso, a garantire delle cure di qualità.