Le prime organizzazioni operaie in Canton Ticino

A lungo il Ticino è una terra povera, in cui l’agricoltura e la pastorizia costituiscono l’attività principale. Le prime piccole società di operai, basate sulla solidarietà e sul mutuo soccorso, sorgono verso la metà dell'Ottocento. E’ la costruzione della ferrovia del San Gottardo (1882) che contribuisce a cambiare l’economia del cantone: l’agricoltura inizia a declinare (rimane importante fino agli anni Trenta del XX secolo), nascono alcune prime fabbriche, il turismo e altri servizi nei centri.

Nella prima fase di organizzazione l'associazionismo operaio nel nostro cantone è opera degli immigrati italiani e degli emigrati ticinesi, che all'estero vengono a conoscere realtà sociali più avanzate. Alla fine dell’Ottocento si formano i primi sindacati di ispirazione socialista e nel 1902 si costituisce la Camera del Lavoro.
Le prime organizzazioni cristiano-sociali

L'appello dell'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891) perché i cristiani, condannato il liberalismo e il socialismo, si impegnino nel campo sociale a costituire dei sindacati cristiano-sociali lascia per un po' di tempo indifferente il mondo cattolico ticinese, affacendato soprattutto in questioni partitiche e politiche.

Nel 1902 si costituisce un Circolo cantonale di studi politico-sociali, che rappresenta il primo tentativo di un'azione coordinata dei cattolici nel campo sociale e iniziano poi a formarsi le prime Leghe Operaie Cattoliche (LOC) soprattutto nel Locarnese e nel Bellinzonese, per opera di don Carlo Roggero. Nel 1906 a Locarno è fondato un segretariato stabile e si pubblica il Bollettino del Bureau Popolare che l’anno seguente diventa La Gazzetta del Lavoratore.
L’inizio dell'OCST

Durante la prima guerra mondiale la situazione dei lavoratori peggiora notevolmente in tutta la Svizzera, e nel novembre 1918 vi è anche un importante sciopero generale di tre giorni nei principali centri svizzeri; il fermento e le rivendicazioni nel mondo del lavoro sono notevoli.

Nel 1918 a Bellinzona si forma un piccolo gruppo di operai cristiano-sociali, nel 1919 a livello svizzero si costituisce la Federazione dei Sindacati Cristiano-Sociali e nel cantone Ticino nasce ufficialmente l'OCST (18 maggio), che si dà i suoi statuti il 16 novembre a Bellinzona. Sua rivista è Il Lavoro, che inizia la sua pubblicazione nel 1920. L'OCST negli anni '20, difficili dal punto di vista economico, mantiene soprattutto un carattere mutualistico; nel 1927 Il Lavoro è costretto a cessare la sua pubblicazione.

Don LuigiDel Pietro (1906-1977)

Importante per l'OCST è la decisione del vescovo di Lugano Mons. Aurelio Bacciarini di affidare la direzione  del sindacato a don Luigi Del Pietro, che diventa segretario dell'Organizzazione il 1. settembre 1929. Del-Pietro grazie al suo grande carisma, sempre ispirandosi fedelmente all’insegnamento sociale della Chiesa, riesce a rifondare e rilanciare il sindacato, che deve lottare contro l’ostilità dei sindacati di area socialista e anche contro buona parte del padronato e del mondo “benpensante”.

Nel 1933 riprende la pubblicazione della rivista Il Lavoro e viene aperta la Casa del Popola a Lugano, sede del sindacato. L'OCST alla fine degli anni '30 raggiunge dal punto di vista numerico la Camera del Lavoro e diventa poi il sindacato più rappresentativo in Ticino.

Il sindacato cristiano-sociale si sviluppa grandemente, sotto l’impulso di don Del-Pietro, costituisce numerosi servizi e si radica in modo capillare sul territorio, grazie alle sue sedi regionali. Quando Del-Pietro muore improvvisamente, nel 1977, l'OCST si trova comprensibilmente con un enorme vuoto da riempire e inizia una sua ristrutturazione interna.


Gli anni del boom economico (1950-inizio anni 70)

A partire dagli anni Cinquanta si sviluppa il boom economico (espansione dell'edilizia, del turismo e dei servizi, grandi lavori idroelettrici, nuove strade, …): il Ticino entra nella modernità; il cantone smette di essere un  territorio di emigrazione e diventa una terra di immigrazione.

Con l'abbondanza dei posti di lavoro, l'installarsi dei ticinesi nel terziario e l'arrivo degli immigrati nel secondario, l'attività dei sindacati perde un po' di vivacità, ma contribuisce a costruire il nascente Stato sociale.

Il sindacato cristiano-sociale si trova all’avanguardia nella tutela dei lavoratori esteri. I contratti collettivi si generalizzano in molte professioni. L'OCST aumenta notevolmente di aderenti grazie anche alla sindacalizzazione di molti frontalieri. Si consolidano le istituzioni e i servizi del sindacato.
La crisi degli anni '70 e gli anni Ottanta

Proprio negli ultimi anni favorevoli dal punto di vista della crescita economica, l’OCST procede a un importante trasloco: la sua nuova sede è inaugurata nel 1971 in via Balestra 19, sempre a Lugano. Con la crisi economica (1973-76) svanisce l'illusione di un benessere perpetuo e ci si rende conto della gravità dei problemi ambientali.

Aumenta la disoccupazione, che viene in gran parte esportata (la grande parte dei lavoratori licenziati sono esteri). Inizia una certa disoccupazione anche per impiegati e docenti ticinesi. Si rafforzano le idee neoconservatrici e del «meno stato»; si verifica una crisi dello Stato sociale. Finisce il boom economico e il sistema industriale del fordismo.

Negli anni Ottanta ci si accorge dei grandi cambiamenti territoriali avvenuti negli ultimi anni: ormai la maggior parte dei ticinesi vive nei quattro agglomerati del cantone; le valli si sono spopolate.

Nel campo economico il Canton Ticino sembra in grado di diventare una regione aperta, di far parte di una nuova realtà transfrontaliera, con interessanti potenzialità nelle industrie e nei servizi.

Contemporaneamente sono però rilevate fasce di nuova povertà. Anche i sindacati ticinesi sono confrontati con dei nuovi grandi temi: nuove tecnologie, flessibilità del lavoro, terziarizzazione crescente, rafforzamento del mercato unico europeo, diffusione del New Public Management; inoltre ci si accorge anche di vari problemi sociali (i nuovi poveri, i rifugiati, la xenofobia già iniziata nel decennio precedente, ecc.).

L'OCST tiene il congresso nel 1987, con il motto: rinnovare la solidarietà - costruire la giustizia - con un sindacato che si fa movimento. Meinrado Robbiani diventa segretario cantonale, al posto di Angelo Pellegrini.

I cambiamenti della fine del XX secolo

Anche il Ticino inizia a sentire gli effetti della globalizzazione. Vi è una importante ristrutturazione, una tendenza alla deregolamentazione, una crisi del lavoro e anche nel nostro cantone aumenta la disoccupazione. Varie industrie tradizionali vanno in crisi, la chiusura della Monteforno (1994) è il caso più grave.

Gli ultimi anni del XX secolo portano nuove e gravi sfide al movimento sindacale: profondi mutamenti territoriali, sociali ed economici: nuove tecnologie, mondializzazione dell'economia, crisi del lavoro, ecc.

Gli anni Novanta sono caratterizzati da una profonda crisi (trasformazione) economica con frequenti fusioni tra grandi ditte per conquistare sempre più nuovi mercati; la disoccupazione colpisce particolarmente il Ticino, che negli anni 1996-98 registra punte di oltre 15mila senza lavoro.

L'OCST con i congressi del 1991 e del 1996 cerca di mettere a punto nuove strategie e proposte sindacali, una linea per far fronte ai nuovi problemi. Il sindacato cristiano-sociale si batte contro la deregolamentazione e l'esclusione sociale, si pronuncia a favore di una nuova solidarietà e della necessità di un ostinato dialogo tra partner per un rinnovato patto sociale.

La Svizzera decide di non entrare nello Spazio economico europeo, ma nuove prospettive iniziano poi con la firma degli accordi bilaterali (1999).
Questioni attuali all’inizio degli anni Duemila

Siamo ormai in piena globalizzazione, e gli accordi bilaterali con soprattutto l’entrata in funzione della libera circolazione della manodopera (dal 2002) inaugurano un nuovo e delicato periodo.

È un periodo di grande ristrutturazione anche nel mondo sindacale: nel 2003 nasce Travail Suisse (nuova organizzazione mantello che unisce la vecchia Federazione svizzera dei sindacati cristiani con altri raggruppamenti, tra cui l’OCST) e l’anno seguente a livello svizzero si costituisce l’UNIA; finisce la storica collaborazione con la cassa malati CSS.

Il sindacato cristiano-sociale, tramite anche i suoi congressi del 2000, 2005 e 2010, deve poi ristrutturarsi, riprogettare il suo cammino e far fronte alle nuove situazioni: nuovi impegni, un forte impulso nel settore della vendita, lotta contro il lavoro atipico e precario, lotta e impegno contro la disoccupazione e la “riorganizzazione” dei servizi pubblici, ecc.

La responsabilità sociale dell’impresa e dell’economia, insieme al primato del lavoro, vengono fortemente ribaditi. Il Ticino, regione di frontiera, deve reagire contro gli effetti negativi degli accordi bilaterali.

L’OCST anche in questi difficili tempi ribadisce la centralità del lavoro, la sua volontà di dialogo sociale e di forte difesa e mobilitazione dei lavoratori. La crisi del 2008 contribuisce al degrado del mercato del lavoro cantonale (aumenta il precariato, il lavoro interinale, il dumping salariale e sociale,…) e il forte aumento dei lavoratori frontalieri – categoria di lavoratori che sostanzialmente costituisce una risorsa per l’economia cantonale - desta preoccupazione presso una parte dell’opinione pubblica: il Ticino approva il referendum “Contro l’immigrazione di massa”  nel 2014.

Il congresso sindacale del 2016 (“Per un’economia che valorizzi il lavoro”) ribadisce l’impegno nei riguardi delle nuove sfide, con la volontà di coniugare come sempre gli strumenti del dialogo, della mobilitazione e della lotta, quando necessario.

Vi è un importante cambiamento ai vertici sindacali: Meinrado Robbiani e Fausto Leidi sono sostituiti da Renato Ricciardi e Aldo Ragusa, sempre con la presidenza di Bruno Ongaro. Il 2019 è l’anno del centenario del sindacato cristiano-sociale, che deve affrontare le sempre nuove problematiche sociali con rinnovato vigore.

Prof. Alberto Gandolla