Iniziativa e controprogetto avevano un intento comune: rendere più attrattiva la professione infermieristica. Ma più attrattiva per chi?
«Per le generazioni future», rispondevano i promotori del controprogetto.

Ma questa non era l’opinione dei sostenitori dell’iniziativa che invece invitavano a un’altra riflessione: «Una volta formati nuovi infermieri, come può rimanere attrattiva la realtà lavorativa?». Una provocazione ma anche una preoccupazione, non sottovalutata da coloro che hanno sostenuto l’iniziativa per le cure infermieristiche.
Ora si tratta di mettersi al lavoro su due fronti. Innanzitutto la Confederazione deve, entro 18 mesi, fare proposte per un rafforzamento della formazione professionale.
Sempre nei prossimi 18 mesi occorre emanare disposizioni volte a prevenire l’abbandono della carriera professionale. Come? Lavorando per garantire una maggiore qualità delle cure. Perché in fondo, come abbiamo constatato a più riprese dialogando con i nostri associati attivi nell’ambito delle cure, ciò che più interessa loro è poter lavorare bene. Non sono più disposti a correre da un paziente all’altro con la sensazione di non averlo curato o ascoltato abbastanza. Non accettano più di avere la sensazione di non essere riusciti a portare a termine il lavoro, con ripercussioni sugli altri colleghi.
E la qualità va di pari passo con le condizioni di lavoro, che devono anch’esse essere oggetto di ripensamento e miglioramento. Turni e orari di lavoro, conciliabilità lavoro-famiglia ed altro ancora.
La genesi, l’evoluzione e l’esito di questa iniziativa non può che fare da apripista per riconsiderare tutte le figure che operano intorno all’ambito sociale e sanitario. Il sindacato OCST è al fianco di tutti gli operatori sociosanitari, consapevole che soltanto chi sa di essere sostenuto osa proporre qualcosa di nuovo.

Francesca Saltamacchia