L’8 ottobre 2022 saliva al cielo Giovanni Scolari, amico ed ex collega, che scomparve a causa di un incidente mortale accadutogli in montagna, tra la Val Cama e la Val Bodengo, mentre era intento a tracciare un nuovo sentiero lungo il crinale italo-svizzero con i propri amici del CAI e del Gruppo promotore sentieri delle cime, di cui faceva parte.
Ad un anno dalla sua scomparsa, amici, membri del CAI, ex colleghi e i familiari si sono ritrovati in Val Bodegno per celebrarne la memoria. Guidati da Don Corrado Necchi, Arciprete di Gordona, accarezzati da una giornata di sole acceso e radunati in cerchio sotto un cielo limpidissimo, abbiamo pregato per Giovanni Scolari, abbiamo riflettuto insieme sulla sua lunga vita e ricordato con profonda gratitudine ogni bene prezioso che ha portato nelle nostre esistenze, in forme e tempi diversi.
Era presente la sua famiglia, che ha condiviso con lui una vita intera, così come alcuni amici del CAI che trascorsero con lui poche giornate di lavoro in montagna. Tutti hanno voluto celebrarne la memoria, facendo luce sulle tante forme di bene che Giovanni seppe produrre nella propria vita.
Giovanni fu padre e marito, sindacalista, politico a Manno, amante della montagna e degli scavi. «È scomparso troppo presto ma era felice perché per tutta la vita ha potuto fare ciò che più amava, dall’inizio alla fine», ha detto di lui la moglie Federica.
Gli amici e gli ex colleghi hanno poi ricordato il suo amore viscerale per il sindacato, a tal punto che – ha confessato sempre la moglie Federica – spesso la domenica si portava alla casa in montagna gli incarti da studiare. Un amore che era generato da una profonda passione per la persona e i suoi bisogni. Per Giovanni «fare sindacato» non significava infatti trincerarsi in battaglie ideologiche o semplicemente processare e risolvere incarti di natura giuridica. Per lui essere sindacalista significava fare compagnia ai propri associati nei loro problemi e dunque sporcarsi quotidianamente le mani con il bisogno delle persone in difficoltà. Non ha mai smesso di farlo, nemmeno quando fu chiamato ad alti incarichi in OCST e nemmeno quando giunse per lui la pensione, nel giugno del 2021.
Intervenuto infatti a settembre 2022 durante la giornata di formazione per i nuovi assunti in OCST (quindi pochi giorni prima della morte) Giovanni lasciò per sempre il sindacato con queste parole, pronunciate con gli occhi lucidi a forma di testamento, quasi percepisse il destino che gli sarebbe occorso da lì a poco: «Sono Giovanni Scolari, sindacalista. Dico questo perché titoli e incarichi cessano con la pensione ma essere e sentirsi sindacalisti no! […] Voglio ricordarvi come il sindacato non siete anzitutto voi che andate nei posti di lavoro ma in primis sono tutti quelli che nel loro posto di lavoro aiutano un collega in difficoltà. […] Potevo fare molta carriera nel privato, ma ho scelto di prestare servizio in un luogo dove ciò che contava era «l’uomo, cioè la persona prima del capitale», principio fondamentale per la mia vocazione. […] Ancora oggi che sono in pensione, quando qualcuno mi chiede quello che facevo, faccio fatica a definirlo un «mestiere», neanche una «missione». È stato molto di più, è stata la mia vita». Il suo intervento si era concluso con un ringraziamento pieno di commozione alla propria famiglia, che per anni ha accettato di vederlo spesso fuori di casa tra impegni sindacali, lavori in montagna e altre attività in politica e nel sociale. Giovanni in fondo fu sempre un uomo in piedi che non riusciva a stare fermo un istante.
«Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna, ma ti preghiamo […] su nel Paradiso lascialo andare per le tue montagne». C’è da credere davvero che anche in cielo non smetterà mai di camminare.
Andrea Puglia