1. Contesto attuale

La pandemia, la guerra in Europa, la crisi delle materie prime, si intrecciano con movimenti di respiro più ampio come l’evoluzione tecnologica, la transizione ecologica e le fluttuazioni demografiche, generando conseguenze psicologiche e sociali oltre che economiche che hanno effetti sull’economia e sul mercato del lavoro.

Emergono quindi un’economia e un mondo del lavoro di difficile lettura e nuove sensibilità e percezioni, specialmente rispetto al proprio ruolo come persona, cittadino, consumatore e lavoratore. L’evoluzione demografica, con l’entrata nel mondo del lavoro di pochi giovani rispetto al numero di pensionati, si accompagna ad un nuovo desiderio di dedicare meno tempo al lavoro e più a se stessi e alla propria famiglia, a consolidare cioè un nuovo equilibrio tra vita professionale e privata o familiare. Le aziende quindi sperimentano una carenza di personale non solo qualificato mentre una parte della popolazione resta esclusa dal mercato del lavoro ed addirittura esce dalle statistiche delle persone in formazione o alla ricerca di un impiego. C’è poi il tema del costo della vita e dei salari. I salari non crescono allo stesso ritmo della produttività e dell’inflazione, specialmente in Ticino dove si soffre di un ritardo di più del 20% rispetto al resto del Paese. Che questo venga giustificato dal fatto che la vita in Ticino sia meno cara è un’affermazione che siamo stufi di sentire. In un tale contesto: che ruolo ha il sindacato e quali sono le linee di impegno per il 2023?

 

  1. Contrattazione collettiva e partenariato sociale

In una situazione così complessa il partenariato sociale può fare la differenza perché dalla discussione nascono soluzioni condivise per affrontare le nuove sfide.

La contrattazione collettiva, e lo diciamo da più di cento anni, è lo strumento più efficace per valorizzare il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori, tramite il riconoscimento di salari adeguati e di condizioni di lavoro appropriate e al passo con i tempi. Del resto è evidente che il potere contrattuale di un singolo lavoratore o di una singola lavoratrice è totalmente sproporzionato rispetto a quello dell’azienda. Le forze invece si equilibrano nel momento in cui le lavoratrici e i lavoratori, rappresentati dai loro sindacati, si uniscono per discutere insieme alla direzione aziendale.

Dato che è evidente a tutti che l’economia e il mercato del lavoro vanno regolati in qualche modo, è altrettanto evidente che la contrattazione collettiva, massima espressione del principio di sussidiarietà, può offrire all’economia una forma di regolamentazione più dinamica e specifica rispetto alla legge, che si va ad aggiungere alle norme valide per tutti. Per esempio all’interno di molti contratti collettivi di lavoro sono già state definite norme che regolano il telelavoro e lo smart working, è già stata applicata una riduzione della settimana lavorativa o sono già state introdotte condizioni migliorative rispetto alla conciliazione lavoro-famiglia. La costituzione di una comunità contrattuale all’interno della quale le due parti discutono e prendono insieme decisioni o propongono insieme iniziative è essenziale per uno sviluppo veramente democratico dei rapporti economici e dà stabilità e dinamicità all’economia e alla società.

In un tale contesto è essenziale che le parti, associazioni padronali e sindacati, siano solide e fortemente sostenute dalla base. Per questo l’OCST si impegna per promuovere una partecipazione sempre più attiva delle lavoratrici e dei lavoratori e un loro ruolo più solidale e propositivo all’interno del sindacato e nelle aziende.

L’OCST si impegna per:

  • promuovere il partenariato sociale;
  • introdurre nei contratti collettivi condizioni migliori per la conciliazione tra lavoro e vita familiare;
  • individuare e codificare le nuove necessità di un mondo del lavoro in evoluzione;
  • ridare slancio alla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, alla solidarietà contro l’individualismo e la frammentazione.

  1. La difesa delle misure di accompagnamento

Il Ticino, per la sua struttura economica e per la sua posizione geografica, necessita di adeguate misure di protezione dei livelli salariali. La discussione in atto a livello nazionale sulle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone è quindi particolarmente importante per il nostro Cantone. Se l’Unione europea ritiene che queste misure chiudano eccessivamente il mercato del lavoro svizzero, i sindacati ritengono invece che siano assolutamente necessarie per proteggerlo e preservare il potere d’acquisto nel nostro Paese.

L’OCST, tramite l’associazione mantello Travail.Suisse, si è impegnata concretamente per segnalare l’importanza delle misure di accompagnamento per le lavoratrici e i lavoratori svizzeri ed in particolare ticinesi. Questo è uno degli aspetti che ha contribuito alla sospensione dei negoziati per l’Accordo quadro con l’Unione europea. La salvaguardia del nostro mercato del lavoro è un elemento per noi non negoziabile.

Tra le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone figura la facilitazione della procedura di riconoscimento del carattere obbligatorio generale ai contratti collettivi. Si tratta di una misura particolarmente preziosa perché valorizza il partenariato sociale e la diffusione della contrattazione collettiva che l’OCST ritiene lo strumento più efficace per la protezione del mercato del lavoro.

Meno trasparente è la posizione della parte padronale e della SECO. Se infatti in un primo tempo l’ottenimento dell’introduzione di queste misure fu salutato con favore, ora le posizioni favorevoli si sono mitigate. Alcuni infatti non riconoscono sufficientemente l’importanza delle misure di accompagnamento in nome di un mercato aperto e libero, promuovendo di fatto la totale libertà economica a vantaggio della parte forte.

Per l’OCST, e lo diciamo con fermezza, è importante poter continuare a disporre delle misure di accompagnamento che si sono dimostrate il mezzo più efficace per la protezione dei salari. Ci impegneremo quindi per il loro mantenimento e ci faremo inoltre promotori di ulteriori proposte, nel rispetto del quadro europeo e chiederemo alle associazioni padronali di prendere una posizione chiara su questo tema.

L’OCST si impegna per:

  • il mantenimento delle misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone;
  • la rivendicazione delle esigenze specifiche del mercato del lavoro ticinese presso la politica e l’amministrazione federale grazie alla collaborazione con Travail.Suisse;
  • l’ottenimento di una posizione chiara da parte delle autorità e dei rappresentanti dei datori di lavoro sulle misure di accompagnamento e a difesa dei salari e delle condizioni di lavoro.

 

  1. Divario salariale ticinese

Secondo una recente ricerca dell’Ufficio cantonale di statistica, la mediana dei salari nazionali è del 23,3% superiore al dato ticinese medio. Come conferma lo stesso studio, i salari dei frontalieri ticinesi, sono del 38,5% inferiori a quelli del resto del paese e del 20,2% inferiori a quelli dei residenti nel nostro cantone. L’effetto che si riscontra sul nostro territorio è un abbassamento generalizzato del salario mediano. Questo effetto è tanto più forte nei settori non coperti dai contratti collettivi, come avviene per il settore terziario, dove la presenza di lavoratori residenti all’estero è particolarmente importante ed in forte crescita.

Constatiamo con preoccupazione la mancanza di responsabilità di quei datori di lavoro che agiscono al ribasso sul salario dei dipendenti piuttosto che valorizzarne le competenze.

Ciò che emerge è quindi l’effetto protettivo dei contratti collettivi a condizione che non prevedano salari regionali. Alcuni contratti nazionali infatti prevedono salari minimi differenziati per le diverse regioni del paese, con il Ticino regolarmente relegato a fanalino di coda. Ancora una volta, il presunto costo della vita inferiore nel nostro cantone è dato per scontato.

Anche il mancato riconoscimento dell’esperienza e dei titoli di studio conseguiti all’estero ha un effetto perverso sui salari. In molti, pur avendo esperienza e una formazione, ricevono la remunerazione corrispondente a qualifiche inferiori. Il risultato è che i giovani formati nel nostro paese sono penalizzati se un datore di lavoro può avvalersi di personale formato all’estero con esperienza maggiore e pagandolo meno. In altre parole i nostri giovani si vedono precludere una serie di professioni in quanto subiscono una sorta di concorrenza sleale.

L’OCST si impegna per:

  • l’abolizione dei salari regionali nei contratti collettivi nazionali, per esempio nella discussione sul rinnovo della convenzione nazionale dell’industria MEM;
  • la diffusione dei contratti collettivi anche nel settore terziario o l’integrazione del personale impiegatizio nei diversi settori professionali già coperti da contratti collettivi;
  • il riconoscimento nei contratti collettivi dell’esperienza e dei titoli di formazione conseguiti all’estero.


  1. Flessibilità

L’evoluzione del mercato del lavoro e della tecnologia permetterebbe l’introduzione di una flessibilità condivisa e regolata che porti vantaggi sia ai lavoratori che ai datori di lavoro. In modo totalmente anacronistico rispetto a quello che i tempi mostrano, sono invece numerose le iniziative proposte a livello nazionale e in Ticino indirizzate ad una flessibilità sempre più spinta e a senso unico, cioè senza contropartita.

In particolare, segnaliamo iniziative volte all’indicizzazione del tempo di lavoro sull’anno, che mettono di fatto in discussione le limitazioni sulla durata del lavoro settimanale e giornaliero, alla banalizzazione delle norme sulla registrazione del tempo di lavoro, allo sdoganamento del lavoro domenicale. Stiamo cioè assistendo ad una spinta alla liberalizzazione di orari e tempi di lavoro che ora la Legge sul lavoro limita, con il principale obiettivo di proteggere la salute delle lavoratrici e dei lavoratori. Talvolta la politica agisce senza che le parti sociali siano adeguatamente coinvolte nella discussione.

È evidente che ci sono dei settori nei quali il lavoro domenicale ricopre un interesse pubblico. Il sindacato è impegnato perché in questi ambiti professionali (in particolare sicurezza, salute e trasporti) alle lavoratrici e ai lavoratori vengano offerte condizioni di lavoro e livelli salariali adeguati a riconoscere questo impegno aggiuntivo e a proteggere la salute di chi è occupato di notte o durante il fine settimana.

Sdoganare il lavoro domenicale e notturno per tutti, anche in assenza di contratti collettivi adeguati, è un errore ed è inutile specialmente prima di aver verificato che queste decisioni rispondano a precise esigenze sociali e non piuttosto ad un’astratta idea di libertà economica. Il sindacato OCST pretende che al costante aumento della produttività si faccia corrispondere una giusta compensazione che porti ad un miglioramento delle condizioni per le lavoratrici e i lavoratori.

Quanto accaduto con la revisione della Legge sulle aperture dei negozi è l’esatto esempio di quello che non deve accadere in questo ambito. La politica, senza nessun esame preliminare e senza nessun coinvolgimento delle parti sociali, ha deciso un ampliamento degli orari di apertura dei negozi la sera e la domenica. Posto che questa sia una misura essenziale per il commercio ticinese, che nemmeno usufruisce delle maggiori aperture concesse con la revisione in vigore, nessuno si è posto il problema delle conseguenze che queste decisioni potrebbero avere sul personale, in maggioranza femminile. Per questo i sindacati hanno raccolto le firme necessarie per il referendum che sarà sottoposto a votazione popolare nel mese di giugno.

L’OCST si impegna per:

  • mantenere le norme previste dalla Legge sul lavoro che, lungi dall’essere anacronistica, è stata pensata con l’obiettivo di proteggere la salute delle lavoratrici e dei lavoratori;
  • garantire la sua disponibilità ad una discussione sulla flessibilità che finalmente prenda in considerazione le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto al necessario riposo e al normale ritmo della vita familiare e sociale.

Xavier Daniel, vicesegretario cantonale OCST