Dal 1° gennaio 2024 la soglia sarà pari al 25% del tempo di lavoro.
Nella giornata di venerdì 10 novembre le Autorità di Italia e Svizzera hanno annunciato in via ufficiale di aver trovato un’intesa per la regolamentazione del telelavoro dei frontalieri.
Gli Stati hanno sostanzialmente pattuito che dal 1° gennaio 2024 in poi tutti i frontalieri (vecchi e nuovi, di fascia o fuori fascia) potranno lavorare in telelavoro dall’Italia per un massimo del 25% del tempo di lavoro, calcolato su base annuale. Questa soglia sarà quindi valida sia per il piano fiscale sia per quello delle assicurazioni sociali. Quindi, in estrema sostanza, con il nuovo anno tutti i frontalieri potranno lavorare da casa entro questa soglia temporale senza aver modifiche né a livello di IRPEF né a livello di AVS/INPS.
L’intesa negoziata tra i due Stati verrà implementata in diverse fasi. In particolare:
- verrà firmato un primo Accordo amichevole che scadrà alla fine di quest’anno e che sostanzialmente ricalcherà le norme transitorie volute dal Governo italiano (le quali sono però riservate soltanto ai frontalieri che erano già tali al 31 marzo 2022). Ne trovate un riassunto sul nostro sito alla pagina ocst.ch/telelavoro.
- Entro fine anno verrà poi firmato un secondo Accordo amichevole che garantirà il 25% per tutti i frontalieri dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 (quindi per due anni).
- Contestualmente verrà firmato un Protocollo di modifica del nuovo Accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri, tramite il quale si andrà ad implementare il testo con l’aggiunta di un articolo specifico riguardante il telelavoro sempre nella misura del 25%. Il Protocollo di modifica verrà formalizzato e poi ratificato dai due Stati entro appunto la fine del 2025.
I passaggi giuridici che seguiranno saranno dunque molti e complessi. Di fatto però la sostanza è questa: dal 1° gennaio 2024 in poi tutti i frontalieri potranno lavorare da casa per un massimo del 25% del tempo di lavoro senza avere modifiche nel proprio status fiscale e previdenziale.
L’intesa raggiunta dai due Stati è un evidente compromesso tra due posizioni in gioco che erano all’opposto. Da una parte la Svizzera (come da richiesta del sindacato e delle associazioni padronali) da tempo insisteva con l’Italia per patteggiare un 40% come già fatto con la Francia. Dall’altra parte del tavolo negoziale l’intenzione era invece quella di non regolamentare affatto il telelavoro per via bilaterale; il Governo italiano vede infatti nello smart working dei frontalieri un potenziale incentivo alla fuga di manodopera qualificata verso la Svizzera.
Il punto di incontro come in tutte le trattative si è trovato a metà strada. Il banco ha rischiato di saltare più volte e nessuno ne avrebbe giovato. Si tratta quindi tutto sommato di una buona notizia, in quanto i negoziatori svizzeri sono riusciti a sfondare il muro di granito e ad arrivare ad un Accordo chiaro, uniforme e che sarà duraturo. Al tempo stesso non possiamo di certo negare che ai nostri occhi il 25% resta una soglia di tolleranza bassa, come peraltro evidenziato dal comportamento di tutti i maggiori Stati europei che di fatto hanno già raggiunto con gli Stati limitrofi intese sul telelavoro tarate sul 40% (tutti con appunto l’eccezione dell’Italia). La speranza è che con il tempo la posizione italiana possa ammorbidirsi, portando poi ad un aggiustamento dei futuri Accordi con un incremento della percentuale limite. Noi come sempre non smetteremo mai di chiederlo.
Andrea Puglia