Nella manovra finanziaria che verrà varata entro la fine di dicembre, il Governo ha inserito all’articolo 49 una nuova tassa sulla sanità per i “vecchi frontalieri” (cioè per coloro che vivono nei Comuni di confine e che hanno iniziato il lavoro in Svizzera entro il 17 luglio 2023).
Nelle intenzioni iniziali del Governo tale imposta doveva essere tra il 3% e il 6% del reddito netto annuo, con la possibilità peraltro di incrementare l’importo del contributo in base al numero dei familiari a carico.
Il nostro sindacato – pur non avendo alcun potere diretto su una norma unilaterale decisa in Italia – aveva subito protestato, facendo sentire la propria voce per il tramite di un messaggio inviato al Governo italiano, unitamente alle altre forze sociali e ai Comuni di confine.
Quale frutto di questa protesta, il Governo sembra intenzionato a fare una parziale marcia indietro. Sono stati infatti depositati due emendamenti – uno redatto dai relatori di maggioranza, il secondo dalla minoranza – tramite i quali si chiede una forte riduzione degli importi.
In particolare gli emendamenti chiedono di quantificare l’importo mensile di questa tassa tra un minimo di 30 € e un massimo di 200 € mensili (la minoranza vorrebbe un massimo di 190 €), escludendo peraltro dalla norma i familiari a carico. In base all’entità del proprio reddito, il valore dell’imposta andrà quindi a collocarsi in questa forbice.
Al momento non sono noti ulteriori dettagli. Le cifre precise, le fasce di reddito, così come le modalità pratiche di pagamento, dovranno infatti essere stabilite dalle Regioni nel corso del 2024.
Andrea Puglia
La posizione di OCST
Gli emendamenti, che dovrebbero essere accolti dal Governo, producono dei miglioramenti rispetto alla prima versione della norma, in quanto riducono le cifre richieste ed escludono i familiari a carico.
Nonostante questo il nostro sindacato resta contrario alla nuova tassa della sanità, seppur rivisitata. Dal nostro punto di vista, un eventuale contributo per la sanità da parte dei “vecchi frontalieri” (tema che comunque necessita di una regolamentazione) andava discusso, quantificato e concordato con le parti sociali, all’interno dei tavoli di lavoro predisposti. Al contrario il Governo ha deciso di fare tutto in autonomia, presentando una norma che riteniamo ancora eccessivamente severa e penalizzante.
Soprattutto rimarchiamo come questa tassa sulla sanità risulta contraria all’articolo 9 del nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, negoziato proprio dall’Italia con la Svizzera, tramite il quale il nostro sindacato aveva ottenuto la garanzia che i “vecchi frontalieri” sarebbero stati tassati esclusivamente in Svizzera. Di fatto invece ora il Governo italiano, tramite questo contributo inserito in finanziaria, ha deciso in modo unilaterale di implementare a sua volta un prelievo forzoso dal reddito del “vecchio frontaliere”.
Per questa ragione il nostro sindacato non smetterà di opporsi alla norma facendo sentire la propria voce anche per il tramite della collaborazione con le forze sociali italiane.