Alla fine, come spesso capita, il contratto nazionale mantello (CNM) ed il contratto cantonale (CCL) nel settore dell’edilizia principale sono stati firmati. Accordo doveva essere e accordo è stato… ma quanta fatica!
Per le trattative di rinnovo del CNM, in scadenza con il 31 dicembre 2018, il percorso è stato particolarmente lungo in quanto partiva nell’autunno del 2017 con la richiesta sindacale di aumentare dal 1. gennaio 2018 i salari effettivi e minimi contrattuali di fr. 100.- al mese. 
L’inelegante risposta degli impresari costruttori, che ci hanno risposto «non se ne parla nemmeno» tramite un comunicato stampa, apriva le danze ad una trattativa di rinnovo contrattuale nervosa, difficile e carica di tensioni. E così è stato. In primavera la SSIC-CH esce con una proposta choc, fondata sul nobile principio di risanare il fondo di pensionamento anticipato, di portare l’età del pensionamento anticipato a 61/62 anni e tagliare le rendite transitorie del 15/20%. Un guanto di sfida che è stato immediatamente raccolto dai lavoratori: era il 28 giugno 2018 e 18’000 mila lavoratori e manifestanti si riversano nelle strade di Zurigo urlando «il pensionamento anticipato non si tocca». Gli impresari iniziano quindi a «parlare di meno» del pensionamento anticipato ma rilanciano con una proposta folle di aumentare la flessibilità oraria: poter variare il calendario annuale, già di per sé molto pesante (leggasi, un muratore dopo 9 ore di lavoro è cotto), di 200 ore in più rispettivamente di 100 ore in meno. Settimane da 50 sino a 52 ore, punte giornaliera da 10 sino 11 ore. Tutti gli ingredienti erano quindi serviti per far diventare, come poi di fatto è stata, una trattativa estremamente complicata ed ad alta tensione. Si è dovuto infatti arrivare al mese di ottobre e chiedere ai lavoratori di mobilitarsi: ha iniziato il canton Ticino che ha portato in piazza il 15 ottobre 2018 qualcosa come 4’000 lavoratori edili a Bellinzona. Di seguito, a macchia di leopardo, tutti gli altri cantoni si sono mossi e complessivamente la mobilitazione generale ha avuto un largo seguito.
A pochi giorni da Natale, in zona Cesarini quindi, ecco l’accordo: fr. 80.- al mese per tutti (salari individuali e minimi) dal 1.1.2019 e nuovamente fr. 80.- dal 1.1.2020, il risanamento del fondo di pensionamento anticipato se lo pagano i lavoratori con un aumento della trattenuta ma, importantissimo, senza alcun ritocco ai livelli delle rendita (nessuna deduzione) e, ancora più importante, senza alcun insensato posticipo dell’età del pensionamento anticipato dei lavoratori edili che resta, come è giusto che sia, a 60 anni d’età. Da notare che l’accordo, approvato a maggioranza dai delegati nazionali della SSIC, aveva ricevuto il pollice verso degli impresari costruttori ticinesi. Altro segnale che la trattativa di rinnovo del CCL cantonale non sarebbe stata una passeggiata. E così è stato: anche in Ticino si è arrivati a sfiorare la rottura definitiva di rapporti… e senza un CCL, queste le conseguenze pratiche, pilastri come la formazione professionale effettuata a Gordola e come gli organismi di controllo (commissione paritetica e AIC) sarebbero state messe in grave difficoltà economica. Anche questa trattativa si è però risolta nel migliore dei modi e verso la fine di gennaio 2019 si è giunti alla stretta di mano. Riassumendo, 19 incontri di trattativa a livello nazionale e 4 incontri di trattativa a livello cantonale. Troppo tempo? Non ci si poteva arrivare prima e meglio? Forse sì, ma questa è diventata quasi la liturgia delle trattative del secondo più importante contratto collettivo esistente in Svizzera… e la ruvidezza nelle trattative di rinnovo sembra oramai diventata la regola.
 
Flessibilità, un tema importante anche per i lavoratori
Sia a Zurigo che a Bellinzona, il tema principale che ha diviso sindacati e padronato è stato quello della flessibilità. Da una parte, gli impresari che ripetevano il concetto «con il mercato attuale, i lavoratori devono poter lavorare di più quando c’è tanto lavoro e lavorare di meno quando il lavoro non c’è». Dall’altra parte, i sindacati che rispondevano con «ma dove caspita volete aggiungere ore in più su un calendario già molto pesante, laddove queste ore flessibili in più rischierebbero di nemmeno essere produttive perché i lavoratori, dopo 9 ore di lavoro sul cantiere, non rendono più» ma anche «non potete pretendere ore flessibili negative, in un settore dove il salario mensile è legato a doppia mandata alle ore prestate» o, detta diversamente, «in un settore dove non esiste il salario mensile effettivo». Una discussione infinita, non di facile soluzione. Una cosa è certa: le posizioni, anche nel futuro, non si allenteranno. I lavoratori chiederanno di alleggerire il calendario mentre gli impresari pretenderanno di gestire il lavoro «à la carte» scaricando il rischio aziendale sulle spalle dei lavoratori.
Nella trattativa di rinnovo del CCL-TI, abbiamo tentato di mettere sul piatto della negoziazione il tema flessibilità con una proposta chiara: nel 2019 si continua con il vecchio modello di flessibilità ma si discute in profondità per concordare un nuovo sistema di flessibilità che permetta ai lavoratori di avere un orario giornaliero/settimanale più sopportabile e ai datori di lavoro di una leva di cambio (con paletti chiari ma più agile) per rispondere in modo rapido alle esigenze di flessibilità. Più facile a dirsi che a farsi. Per questioni di tempo (leggasi, a fine gennaio dovevamo pur trovare un accordo cantonale), il tema grosso flessibilità è poi stato abbandonato. Ma OCST non è disposto ad abbandonare il campo: di fronte alla SSIC-TI ed al sindacato Unia abbiamo ribadito come da parte nostra, entro giugno di quest’anno, presenteremo un nuovo modello di flessibilità e chiederemo di entrare in trattativa per trovare una soluzione valida per il 1. gennaio 2020. Un impegno che ci siamo presi con i partner contrattuali ma ancor di più con tutti i lavoratori del settore. Il nuovo progetto di flessibilità oraria verrà elaborato sulla base di discussioni che condurremo con il nostro comitato cantonale edile e sarà condiviso dai nostri comitati sezionali. Tematizzare con i lavoratori il tema flessibilità e trovare soluzioni: questo sarà l’impegno di OCST per l’anno 2019.
 
Paolo Locatelli